Shalom da Sion
L’ambasciata americana si trasferirà a Gerusalemme il 14 maggio, giorno del 70° compleanno di Israele secondo il calendario gregoriano. Poiché Chuck si recherà nel Regno Unito subito dopo, non parleremo ora di questo argomento. Ma se volete essere aggiornati in tempo reale, potete iscrivervi per ricevere i Soggetti di preghiera del venerdì di IFI. Tra poco sarà disponibile la nuova versione del sito di IFI all’indirizzo www.ifi.org.il
Profezia e sangue
Soffiano venti di guerra intorno ad Israele, eppure lo spirito del liberalismo e dell’umanesimo che è presente nella chiesa moderna, rende ancora molti ciechi rispetto alla verità del fatto che la parola profetica di Dio spesso giunge a compimento attraverso lo spargimento di sangue e la morte: l’esempio più evidente è la morte con spargimento di sangue del Messia, che ha compiuto molte profezie. La Sua resurrezione afferma la nostra salvezza solo perché la Sua morte reale ci ha riscattati.
Ezechiele 37 dice che Israele sarà ristabilito da una morte senza speranza, un’immagine perfetta dell’Olocausto: una morte reale che porta ad un reale ristabilimento, che comprende anche il divenire un esercito grande, grandissimo.
Ogni volta che Israele viene attaccato, giunge a possedere una parte sempre maggiore del possedimento che Dio gli ha dato (Abdia 1:15-17). Con la maggior parte della Terra Promessa non ancora sotto il dominio d’Israele, in che altro modo esso potrebbe ottenere queste zone?
Quando il Messia ritornerà, ci sarà guerra, spargimento di sangue e morte. Se non riconosciamo questa verità, potremmo giudicare erroneamente la maggior parte di ciò che Dio sta facendo. Senza di essa, non possiamo vegliare e pregare in modo efficace.
Qui ad IFI, benché non preghiamo mai per la guerra, siamo spesso impediti dal Suo Spirito a pregare contro di essa. Come potremmo mai udire questa indicazione se pensassimo che Dio è solo amore? Egli è amore, ma è anche molto di più, tra cui anche un Guerriero
(Esodo 15:3).
Gerusalemme: la città di Dio (Salmi 48:1-2; Matteo 5:35)
In Zaccaria 12:2-3, Dio dichiara: Ecco, io farò di Gerusalemme una coppa di stordimento per tutti i popoli circostanti; questo concernerà anche Giuda, quando Gerusalemme sarà assediata. In quel giorno avverrà che io farò di Gerusalemme una pietra pesante per tutti i popoli; tutti quelli che se la caricheranno addosso ne saranno malamente feriti e tutte le nazioni della terra si aduneranno contro di lei.
Quindi è il nostro Dio che sta facendo di Gerusalemme il centro delle questioni mondiali oggi!
Ma il presidente dell’Autorità Palestinese Abbas, un musulmano, che serve un altro dio, rigetta il fatto che Gerusalemme sia la città prescelta da Dio. In reazione al riconoscimento della città come capitale d’Israele da parte di Trump, Abbas ha detto: “Gerusalemme costituirà l’elemento chiave per la pace se sarà la nostra capitale, e l’elemento chiave per la guerra se non lo sarà.” ("Abbas Threatens War if Trump Doesn’t Rescind Jerusalem Declaration," Israel Today, 17 Jan. 2017)
La giornalista inglese Melanie Phillips considera il voto del governo britannico alle Nazioni Unite contro la decisione di Trump su Gerusalemme, come un rifiuto del “diritto dell’America di prendere decisioni sulla propria politica estera …” Inoltre, il Regno Unito ha nuovamente “perso l’occasione di stare dalla parte del Sionismo e dell’Ebraismo contro la menzogna che è alla base del tentativo, lungo un secolo, di sterminare la patria nazionale del popolo ebraico: cioè che gli ebrei non hanno nessun diritto su Gerusalemme …” ("Palestinianism is over – someone please tell the British," M. Phillips, JP Op-ed, 18 Jan. 2018)
Mentre inaugurava una mostra su Gerusalemme presso le Nazioni Unite, a marzo, Bibi ha rimproverato le oltre 125 nazioni “che sostengono le pretese dei palestinesi su Gerusalemme est” in quanto loro futura capitale. Egli si riferiva alla risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite contro la decisione di Trump su Gerusalemme, che l’ha dichiarata “nulla e priva di effetto.”
La mostra, sponsorizzata da Israele, documentava la vita del popolo ebraico a Gerusalemme secoli prima della venuta di Yeshua, mostrando una lunga storia tra la città e gli ebrei. Notando una frase scritta all’entrata che diceva “Il fatto che le Nazioni Unite tengano la mostra non implica l’approvazione da parte delle Nazioni Unite,” Netanyahu ha detto: “Certo che non rappresenta le Nazioni Unite. Rappresenta la verità …” ("PM rebukes nations that dispute Jewish link to Jerusalem," Israel Hayom, 9 Mar. 2018)
Il presidente dell’Organizzazione sionista d’America, M. Klein, ha parlato contro la menzogna secondo cui Gerusalemme è sacra per i musulmani. “Gerusalemme non è stata … mai e poi mai la capitale di una nazione diversa da Israele.” Quando i musulmani hanno conquistato la Palestina nel 716, la loro capitale era Ramla, e storicamente gli arabi non vi hanno mai edificato. Quando la Giordania controllava la città, dal 1948 al 1967, hanno costruito ad Amman, mentre hanno distrutto 58 sinagoghe a Gerusalemme. Questa storia non dovrebbe sconvolgere nessuno, poiché la città non viene mai menzionata nel Corano …” ("Jerusalem is not holy to Muslims, enough with this lie!" Arutz 7, 16 Mar. 2018)
Trump, il presidente-uomo d’affari
Al forum economico mondiale di Davos, a gennaio, Trump ha detto che a meno che l’Autorità Palestinese sia disposta a negoziare con Israele, gli Stati Uniti interromperanno l’erogazione di tutti gli aiuti finanziari. Poi, rivolgendosi a Netanyahu che era seduto accanto a lui, ha detto: “Ora hai fatto un punto,” cioè Gerusalemme, “e cederai qualche punto in seguito durante i negoziati …” ("… If Palestinians don't want peace, US has nothing to do with them," JP, 25 Jan. 2018) Trattare Gerusalemme come un accordo d’affari … è un brutto affare!
Raphael Ahren dice che l’impressione che uno si fa della visione che Trump ha del processo di “pace”, ha ben poco a che fare con “i fatti storici diametralmente opposti.” Egli sembra vedere il conflitto mediorientale “come una disputa per un immobile che un mediatore arguto può risolvere …”
Inoltre, Trump e Netanyahu vedono le “radici profonde” del conflitto in modo molto diverso. Bibi si concentra sul fatto che gli arabi non “riconoscono Israele come uno Stato ebraico,” poiché se rifiutano “la sovranità ebraica in qualsiasi parte” di questa terra, “una pace sincera è impossibile.”
Al forum di Davos, le asserzioni di Trump “sono state prive di componenti storiche, legali o religiose. Non si è trattato di ideologia, ma di reciprocità”; egli vede la soluzione solo “attraverso trattative finanziarie e diplomatiche,” che è un modo nuovo di vedere il conflitto. Egli ha detto che nelle infinite “proposte di pace,” nessuno di quelli a cui ha chiesto ha mai parlato dell’enorme somma di denaro che l’America ha versato all’Autorità Palestinese. Trump ne ha parlato, dicendo: “Quel denaro è in gioco. Infatti, perché dovremmo fare ciò come nazione se loro non stanno facendo nulla per noi?”
L’Autorità Palestinese ha attaccato l’idea di Trump di aver risolto la questione di Gerusalemme. Il veterano negoziatore Erekat ha detto: “Quelli che dicono che Gerusalemme è fuori dal gioco stanno dicendo che la pace è fuori dal gioco.” E ha aggiunto: “Trump potrà comprare molte cose con il suo denaro, ma non riuscirà a comprare la dignità della nostra nazione.”
Benché questo sia “un punto guadagnato per Israele” oggi, Bibi deve ricordare “che al presidente-uomo d’affari non piace quando un accordo” che vorrebbe chiudere fallisce. Come ha detto Trump, se i negoziati riprenderanno, egli si aspetta che Israele paghi. ("For Trump, ME peacemaking is all about give and take," R. Ahren, TOI Analysis, 25 Jan. 2018)
L’analista Daniel Pipes ha detto: “Trump ha fatto due passi in avanti senza precedenti in favore d’Israele: ha riconosciuto Gerusalemme come sua capitale e ha tagliato i fondi all’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione (UNRWA),” un’organizzazione il cui obiettivo è la morte d’Israele attraverso l’immigrazione palestinese. Queste due mosse abbattono degli ostacoli storici, “ed offrono nuove opportunità per risolvere” questo conflitto, ma entrambe “sono state eseguite per quelle che appaiono essere le ragioni sbagliate …”
Trump ha detto che l’affermazione di Gerusalemme come capitale d’Israele risolve tale questione, e per questo egli “intende ricavare uno specifico prezzo da parte d’Israele.” Eppure le sue azioni “hanno reso Gerusalemme un centro di attenzione e contesa senza precedenti.” Ma è Dio che sta orchestrando tutto ciò, proprio come ha detto che avrebbe fatto (Zaccaria 12:2-3).
Infine, Trump ha tolto all’UNRWA 65 milioni di dollari, non per punirla per “aver incitato i palestinesi contro Israele, incoraggiando la violenza contro gli ebrei” e aumentando il numero dei rifugiati, ma per fare pressione “sull’Autorità Palestinese perché riprenda i negoziati …” ("US-Israel honey-moon may not last," D. Pipes, Israel Hayom Op-ed, 9 Feb. 2018)
Il presidente dell’Autorità Palestinese Abbas allo scoperto
Nel suo discorso all’incontro del consiglio centrale dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina, a gennaio, Abbas “ha fatto ciò che è molto bravo a fare,” cioè dare la colpa a chiunque per la situazione dei palestinesi, “dagli Stati Uniti, a Israele, ad Hamas, e perfino all’Europa per il ruolo svolto nel mandare gli ebrei in Israele,” dicendo: “Israele è un progetto colonialista …” ("Did Abbas just give his val-edictory speech, blaming everyone for his failures?" TOI, 14 Jan. 2017)
Abbas ha detto che il “piano di pace” di Trump, che non è ancora noto, ha “insultato i palestinesi”. Essi lo rifiutano, e rifiutano gli Stati Uniti come “solo mediatore tra noi e Israele,” e pretendono “una sponsorizzazione internazionale” per ulteriori negoziati.
Ha maledetto Trump dicendo “Che [Allah] demolisca la tua casa”; ha attaccato l’ambasciatore americano in Israele, Friedman, per aver detto che “l’occupazione della Palestina non esiste”; e ha schernito l’ambasciatrice americana presso le Nazioni Unite, Haley, perché “protegge Israele sui tacchi a spillo …”
Abbas ha detto che gli accordi di Oslo sono morti, e per questo noi ringraziamo Dio. Che ora possano anche gli israeliani realizzare questa verità. ("Bitter Abbas to Trump: We reject your peace 'deal of the century'," TOI, 15 Jan. 2017)
Melanie Phillips ha definito questo discorso uno “squilibrato inveire.” Abbas ha rigettato ogni connessione tra gli ebrei e la terra, eppure la Terra d’Israele è “centrale nell’Ebraismo e gli ebrei sono l’unico popolo per cui Israele rappresenta la patria nazionale.”
Negando “il genocidio nazista” e mentendo “sui circa 850.000 ebrei cacciati dai territori arabi dopo il 1948, sostenendo che gli israeliani li abbiano costretti a spostarsi in Israele,” Abbas ha provato di essere un antisemita, uno squilibrato sostenitore del complottismo e un paranoico negazionista dell’Olocausto.” Molti hanno reso noto questo fatto, ma gli occidentali, compresi molti ebrei, continuano a trattarlo come “un aspirante statista moderato e razionale, che potrebbe guidare un pacifico e civilizzato stato palestinese.” Il suo discorso ha mostrato che tutti i sostenitori dello stato palestinese stanno sostenendo “un palesemente squilibrato odiatore degli ebrei …” ("Palestinianism is over – someone please tell the British," M. Phillips, JP Op-ed, 18 Jan. 2018)
A marzo, Abbas ha detto ai capi dell’Autorità Palestinese che l’ambasciatore americano in Israele, Friedman, ha dichiarato che i coloni stanno costruendo sulla loro terra. “Figlio di un cane, costruire sulla loro terra?! Tu sei un colono e la tua è una famiglia di coloni!” J. Greenblatt, l’inviato numero uno di Trump per la “pace”, ha ammonito Abbas di smetterla con la sua “odiosa retorica” e concentrarsi sul migliorare la vita del suo popolo, aggiungendo che, nonostante questi “insulti estremamente inappropriati”, l’America è sempre “impegnata per il popolo palestinese e per i cambiamenti che devono essere fatti per una coesistenza pacifica.” Un portavoce del Dipartimento di Stato americano è stato d’accordo con tale valutazione. Eppure, di fronte ad un così evidente rifiuto da parte d’Israele e degli Stati Uniti, Trump va avanti; ma se questo fosse stato un accordo d’affari, si sarebbe tirato indietro da molto tempo. Che il demone della “pace” lo abbia oppresso, come sembra fare con tutti quelli che vogliono stringere “l’accordo finale”? ("US slams Abbas over 'outrageous' insult of its Israel envoy," TOI, 20 Mar. 2018)
Il parere di Netanyahu sull’attacco verbale di Abbas è classico. “Sta accadendo qualcosa che non accadeva da decenni,” almeno “da quando è stata creata l’Autorità Palestinese: l’amministrazione americana ha smesso di viziare i palestinesi.” E come un bambino viziato “a cui si dice improvvisamente basta,” ora sono scioccati, “stanno perdendo il senno e la verità sta venendo alla luce: non sono interessati a dialogare e rifiutano di fare pace.” ("The US stopped coddling the PA and its driving Abbas crazy," Arutz 7, 21 Mar. 2018)
L’Unione Europea allo scoperto
Ormai nulla di ciò che l’Unione Europea fa nei confronti d’Israele ci sorprende. È già sotto il giudizio di Dio in molti modi, il più evidente è il jihad attraverso l’immigrazione. Ovunque ci sia una moschea, quello diviene territorio waqf, terra di Allah, che deve essere difesa fino alla morte. E la maggior parte dei capi europei sono così umanisti che aprono liberamente i confini delle loro nazioni dando il benvenuto, di conseguenza, alla sovranità dell’Islam.
Un’Europa indebolita rifiuta di rispondere quando Abbas la accusa di sfruttare “i suoi ebrei per un progetto coloniale.” Un portavoce dell’Unione Europea ha detto: “La nostra politica è di non commentare i commenti,” ma ha riaffermato l’impegno per una soluzione negoziata dei due stati. Eppure l’Unione Europea risponde negativamente al “piano israeliano di costruire … oltre i confini del 1967,” ed è stata “molto incisiva nel condannare il riconoscimento da parte degli Stati Uniti … di Gerusalemme come capitale d’Israele.” ("EU mum on Abbas speech because 'we don't comment on comments'," TOI, 18 Jan. 2017)
A febbraio, dopo un incontro “tra 28 ministri degli esteri europei e una delegazione di ministri degli esteri arabi,” l’alta rappresentante dell’Unione per gli affari esteri, Mogherini, ha detto in conferenza stampa che entrambi i gruppi sono completamente d’accordo nel voler preservare la soluzione dei due stati come unica soluzione, e nel vedere “Gerusalemme come capitale sia dello Stato d’Israele che dello stato palestinese …” ("EU foreign policy chief warns US on 'false steps' to Israeli-Palestinian peace," JP, 27 Feb. 2018) Così ora un continente post-cristiano ha, come ha detto la Mogherini, “piena convergenza di obiettivi” con le nazioni musulmane!
Ci sono i rifugiati e ci sono i “rifugiati” palestinesi
L’Autorità Palestinese vede il “diritto al ritorno” dei propri rifugiati come “sacro e non aperto a trattative,” ma Israele rifiuta di permettere a questi cosiddetti “rifugiati” di entrare e diventare “una minaccia demografica alla sua esistenza.” Dei circa 600.000 “rifugiati che sono usciti o sono stati cacciati da Israele” durante la guerra d’indipendenza del 1948, meno di 30.000 “si crede siano ancora in vita.” Ma i loro discendenti, considerati rifugiati per via di una “designazione unica concessa ai palestinesi dalle Nazioni Unite, sono milioni.”
Per decenni, Israele ha richiesto che le Nazioni Unite applicassero “gli stessi criteri che applicano per gli altri popoli rifugiati,” ma senza risultato. L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati si occupa dell’assistenza “ad altri gruppi di rifugiati,” ossia ai soli rifugiati originari, non ai loro discendenti, eppure i palestinesi ricevono aiuti da un gruppo delle Nazioni Unite fatto appositamente per loro: l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione (UNRWA).
Gli Stati Uniti stanno tagliando i fondi all’UNRWA e l’Autorità Palestinese li sta accusando di ricatto. “Questo non distoglierà il nostro popolo dal perseguire il sacro diritto al ritorno e non esonererà Israele dal crimine di pulizia etnica commesso nel 1948,” ha dichiarato un comunicato dell’Autorità Palestinese. “L’illusione di Netanyahu di annullare il diritto al ritorno non si concretizzerà, perché le risoluzioni internazionali che hanno creato Israele accettano anche il diritto al ritorno …”
Israele non ha fatto pulizia etnica o, se l’ha fatta, è stata la pulizia etnica peggio eseguita nella storia. Inoltre, gli arabi hanno rifiutato il piano di partizione delle Nazioni Unite del 1948, perciò la seconda scusa non ha valore. ("Amid UNRWA cuts, PA says refugees' status, right of return are 'sacred'," K. Abu Toameh, TOI, 1 Feb. 2018)
Con chi Israele può negoziare la pace?
L’ex primo ministro israeliano Golda Meir ha detto che quando gli arabi ameranno i propri figli più di quanto odiano gli ebrei, allora ci sarà la pace. Quel giorno per i palestinesi non è ancora arrivato, e trasmettendo il loro odio per lo Stato ebraico ai propri discendenti, stanno mettendo la nuova generazione sotto la maledizione di Dio (Numeri 24:9).
L’ex presentatore radio di lingua araba per Voice of Israel, il dottor A. Gross, ha letto oltre 200 libri di testo arabi, passati e attuali, per comprendere ciò che gli studenti palestinesi imparano a scuola. La sua ricerca ha mostrato che il sistema scolastico palestinese fa il lavaggio del cervello ai suoi alunni: non esiste “Israele” o, se esiste, questa “entità sionista” deve essere distrutta.
Egli ha concluso: “Non c’è possibilità di pace e riconciliazione” tra Israele e i palestinesi al momento, perché i libri di testo “demonizzano gli ebrei e Israele, ed incoraggiano ogni sforzo violento per liberare la Palestina dal fiume [Giordano] al mare [Mediterraneo].” Egli ha anche sottolineato che i testi si fanno sempre più estremi di anno in anno. ("Palestinian textbook problem," Yaakov Ahimeir, Israel Hayom Op-ed, 11 Feb. 2018) Dove sono i gruppi a favore dei diritti umani che protestano contro questo evidente abuso di minori da parte dei palestinesi?
Bassam Tawil, un musulmano mediorientale, ha detto che i terroristi di Hamas che governano Gaza vedono Israele come un unico grande insediamento e tutti gli ebrei che vi risiedono come “occupanti” che devono essere espulsi. Per la maggior parte dei palestinesi, questa “occupazione” è iniziata con la nascita d’Israele nel 1948, perciò “quando dicono che vogliono porre fine all’occupazione, intendono dire che vogliono porre fine all’esistenza d’Israele”, poiché questa è tutta terra waqf ed è proibito darla ai non musulmani. Quindi nessun capo palestinese “può accettare meno del 100% della terra,” cioè tutto Israele, in un accordo di pace.
Durante un raduno a Gaza, un ufficiale di Hamas ha detto ad una folla di sostenitori che tutta Gerusalemme “è e rimarrà capitale della Palestina.” Questo mostra il nucleo del conflitto arabo-israeliano, cioè “che molti arabi e musulmani non hanno ancora accettato il diritto d’Israele ad esistere dentro qualsiasi confine.” La maggior parte dei palestinesi vede Israele “come un’entità estranea … imposta agli arabi e ai musulmani dalle potenze occidentali,” nonostante gli ebrei abbiano vissuto lì per quattromila anni, come mostrano le scoperte archeologiche che provano l’accuratezza della Bibbia. ("Palestinians: Israel is One Big Settlement," B. Tawil, Gatestone Institute, 26 Feb. 2018)
“L’esperto di diritto internazionale Alan Baker ha detto che il termine ‘territori palestinesi’ non ha fondamento legale o politico. Non c’è mai stato uno stato palestinese e nessun accordo internazionale definisce i territori come palestinesi; quindi, essi non sono mai appartenuti ai palestinesi. Nessuna potenza straniera possiede la Cisgiordania, il che legalmente implica che non può essere ‘occupata’.” ("Respect Israel's Sovereignty," Earl Cox, Christian Coalition, 5 Mar. 2018)
La domanda è: che tipo di stato sarebbe la Palestina? “Costa Rica o Hamastan? La Svizzera o l’Iran? È uno stato smilitarizzato?” Chi garantisce che rimarrebbe smilitarizzato? Solo Israele può farlo. “Questo sarebbe ciò che il mondo chiama stato? Non lo so. Ma è la soluzione che mi serve.” ("Netanyahu says he told Trump Israel doesn't want to rule over the Palestinians," TOI, 6 Mar. 2018)
La “marcia del ritorno” di Hamas
L’editore di Times of Israel David Horvitz mette in luce i veri obiettivi di Hamas nella recente manifestazione “pacifica” al confine con Gaza. “Nel caso qualcuno l’avesse dimenticato, Israele nel 2005 si è ritirato in modo unilaterale dalla Striscia di Gaza entro i confini precedenti al ‘67.” Migliaia di israeliani sono stati sradicati e tutti i siti militari sono stati smantellati.
Nel 2007 Hamas “ha preso il potere in modo violento” dall’Autorità Palestinese. “Dopo aver tentato di far capitolare Israele con il terrorismo, attraverso i suoi massacri strategici di kamikaze nella seconda intifada,” ha “proseguito gli sforzi” lanciando migliaia di missili in modo arbitrario oltre il confine e scavando tunnel del terrore sotto di esso.
Hamas continua a sfruttare il suo popolo, “immagazzinando i propri missili vicino o anche dentro moschee e scuole,” sparando da zone residenziali e scavando tunnel sotto le abitazioni e le istituzioni civili. Sovverte “tutto il materiale che può essere usato per la creazione di armi,” costringendo Israele ad attuare uno “strettissimo blocco di sicurezza, le cui principali vittime sono i civili di Gaza.
L’attuale “marcia del ritorno” mette gli abitanti di Gaza di fronte alle truppe delle IDF. Questa viene chiamata “campagna non violenta”, ma è solo “l’ultima espressione dell’uso cinico che Hamas fa degli abitanti di Gaza come scudi umani per le sue aggressioni.”
Il ritiro di Israele da Gaza avrebbe potuto portare ad altri ritiri e la creazione della “Palestina” avrebbe fatto rimanere Gaza tranquilla ma, e in questo vediamo la mano di Dio, Hamas ha cambiato tutto questo. Dopo tre mini-guerre, ora gli israeliani rifiutano delle mosse unilaterali e sono ancora più fermi riguardo al lasciare i territori limitrofi. Ma Hamas non è interessata alla creazione di uno stato palestinese, bensì solamente nell’annientamento d’Israele.
Infine, “nel caso che qualcuno dimentichi il contesto del recente aumento di violenza [di Hamas],” il suo capo a Gaza ha detto che il confine tra Israele e Gaza deve sparire perché “il nostro popolo non può cedere un centimetro della terra di Palestina.” ("Just in case anybody forgot what Hamas' 'March of Return' is really all about," D. Horovitz, TOI Op-ed, 31 Mar. 2018)
Bassam Tawil vede tutto questo “non come una protesta da parte di poveri palestinesi costretti dalla miseria contro un blocco …” Se lo fosse, la protesta sarebbe rivolta contro il confine con l’Egitto, dove c’è un “vero blocco.” Nel 2017, il confine con l’Egitto è stato aperto per meno di 30 giorni, ma il confine con Israele “è stato aperto per oltre 280 giorni.” Israele ha un blocco navale, per prevenire che i terroristi traffichino armi a Gaza, ma tiene i suoi confini aperti per scopi umanitari. ("Palestinians: A March to Destroy Israel," Bassam Tawil, Gatestone Institute, 2 Apr. 2018)
Un gruppo che monitorizza i palestinesi in Siria ha detto che, dall’inizio della guerra civile, sono state uccise 3685 persone. Ma chi “si lamenta con le Nazioni Unite” di questo, o del massacro da parte del governo siriano “di centinaia di migliaia di arabi”? Sembra che le persone si interessino degli arabi morti solo se “sono stati uccisi mentre tentavano di assassinare degli ebrei o di rovesciare lo Stato ebraico.” ("The uproar over Gaza," Desmond Tuck, San Mateo CA, JP Letters to the Editor, 7 Apr. 2018)
Earl Cox nota che mentre i soldati di Hamas indossano le kefiah e usano fucili d’assalto, i suoi capi indossano giacche e cravatte e usano ciò che l’autore William Safire ha definito “l’uso ingannevole e fluido dei mezzi di comunicazione per giocare con le emozioni.” Gli alleati di Hamas in questo “jihad di penna” sono dei “faziosi mezzi di comunicazione anti-Israele,” che li appoggiano completamente. Ma la “verità” è il loro “tallone d’Achille.”
Usando la taqiyya, la tattica islamica approvata di mentire per ottenere la vittoria per Allah, Hamas definisce le marce “pacifiche e non violente.” Eppure dal primo giorno i “pacifici” marciatori “hanno lanciato rocce e bombe, e hanno sparato ai soldati delle IDF che stavano difendendo i confini della loro patria …” Nonostante ciò, i grandi diplomatici dell’Unione Europea, il mondo arabo e le Nazioni Unite, hanno criticato l’aggressività d’Israele contro questi “pacifici” manifestanti. ("Selling Illusions," E. Cox, JP Op-ed, 17 Apr. 2018)
Lo spirito della Persia contro Dio e Israele
Al forum di Davos, Netanyahu ha di nuovo avvisato che l’accordo sul nucleare iraniano del 2015 “dà all’Iran, lo stato terrorista principale del nostro tempo, i mezzi per produrre armi nucleari” da fornire “ai loro alleati, ai terroristi,” o da usare per sé. È fondamentale “impedire che l’Iran ottenga un arsenale nucleare,” poiché l’Iran sparge il terrorismo nel mondo e mira apertamente all’annientamento d’Israele. ("Netanyahu: Nuclear deal allows Iran to produce 200 bombs," Israel Hayom, 26 Jan. 2018)
Benché Israele e la Russia abbiano dei rapporti decenti, Bibi ha messo in guardia Putin sul fatto che non permetterà all’Iran di piazzare basi militari nelle prossimità d’Israele. “Se l’Iran non smette di insinuarsi militarmente in Siria o di trasformare il Libano in una ‘fabbrica di missili di precisione’ puntati contro Israele, allora sarà Israele a farlo smettere …” ("PM to Putin: We will stop Iranian entrenchment in Lebanon, Syria," JP, 30 Jan. 2018)
Il capo dei servizi segreti militari, il generale maggiore Halevi, mentre era con Bibi a Mosca ha detto ai russi: “Israele non può accettare la formazione di una ‘mezzaluna sciita’ lungo i suoi confini con Libano e Siria, con l’Hezbollah e le milizie pro-iraniane nel Golan e in Libano che sono “armate con armi iraniane e un arsenale di missili di precisione.” ("Russia the primary address," Oded Granot, Israel Hayom Op-ed, 30 Jan. 2018)
David Weinberg, dell’Istituto di Gerusalemme per gli studi strategici, ha scritto: “Esaminando ciò che è stato riportato dai mezzi di comunicazione di tutto il mondo riguardo all’aspra schermaglia sul confine settentrionale d’Israele” a febbraio, è stato scioccante vedere quanto pochi siano stati i servizi che si sono “concentrati sull’aggressione iraniana” che c’è stata dietro. La maggior parte ha visto tale evento come una lite tra Israele e Siria. Questo “grave errore di valutazione” rivela una “pericolosa inclinazione: la tendenza degli occidentali ad ignorare quella che è la radice del grande male presente nella regione, cioè l’Iran.”
Molti diplomatici occidentali che visitano Israele sono all’oscuro “della belligeranza e dell’ambizione dell’Iran, o della trasformativa tettonica minaccia per la stabilità regionale rappresentata dall’Iran.” Invece, essi pensano che l’accordo sul nucleare tenga il regime iraniano concentrato “sul ricostruire la propria società ed economia.” Ma nulla potrebbe essere più lontano dalla realtà, anche perché l’Iran non nasconde i propri obiettivi: “esportare il suo tipo di radicalismo islamico in tutto il mondo, dominare la regione e distruggere Israele …”
L’ayatollah Khamenei spesso definisce Israele “un tumore canceroso nel Medio Oriente che deve essere rimosso,” e fa appello alla liberazione della “Palestina … per mezzo del santo jihad.” Israele e l’Iran sono “stati in guerra, indirettamente, dai primi anni ‘80,” con la creazione dell’Hezbollah. “Ma ora i generali e le forze militari iraniane si sono accampate sui confini d’Israele con la Siria e sono passati ad un confronto militare diretto ed aperto con Israele.” ("Waking up to the Iranian threat," D. M. Weinberg, Israel Hayom Op-ed, 16 Feb. 2018)
Un vertice tenutosi in aprile tra i presidenti di Iran, Russia e Turchia, ha ufficialmente preoccupato le forze di difesa israeliane. I tre hanno parlato delle conseguenze della guerra civile siriana e di come dividersi il bottino. Un ufficiale israeliano ha detto che l’Iran vede il risultato del vertice “come la luce verde per continuare ad insediarsi in Siria,” fatto che costituisce uno “sviluppo davvero sconcertante per Israele.”
La presenza del presidente iraniano Rouhani, insieme al presidente russo Putin e al turco Erdogan, è stata vista come “un segno di gratitudine verso l’Iran per i suoi sforzi nell’aiutare a salvaguardare il regime di Assad in Siria,” e come “una garanzia del futuro ruolo che l’Iran avrà lì.” E benché la Russia non voglia veramente avere una base di potere iraniana in Siria, “non solo non sta facendo nulla per fermare questo processo, ma lo sta di fatto accelerando.”
Israele ritiene che “l’unica potenza in grado” di impedire i piani dell’Iran in Medio Oriente siano gli Stati Uniti, ma finora ha avuto scarso successo nel convincere l’America a svolgere un ruolo più attivo. ("Israeli officials warn against Iran's 'dangerous empowerment' in Syria," Israel Hayom, 9 Apr. 2018)
Profezia
Iran: Dei grandi raduni pubblici di preghiera si stanno tenendo per via della grave carenza di acqua dell’Iran, poiché “il 2017 ha visto il livello più basso” di piogge degli ultimi 50 anni. Durante un incontro, un clericale sciita ha detto: “Dobbiamo smettere di peccare, pentirci e chiedere perdono … siccità terremoti e disastri” sono degli ammonimenti. “Quando le persone non rispettano i diritti divini, individuali e sociali, le porte della benedizione divina si chiudono.”
E quando i capi della nazione maledicono in continuazione Israele, allora quella nazione è sotto la maledizione di Dio (Genesi 12:3; Numeri 24:9). ("Iranians Pray for Rain amidst Brutal Drought." ICEJ News, 18 Jan. 2017)
L’Iran mostra anche altri segni del giudizio di Dio. Le proteste contro il regime attuale sono sempre attive, come mostra un recente video di una moschea iraniana in cui le persone gridano degli slogan dicendo: “Il vero nemico dell’Iran è il regime islamico e non gli Stati Uniti o Israele!”
Anche le scritte sui muri di Teheran esprimono rabbia per la politica estera iraniana, e in una di esse si leggeva: “Lasciate la Siria, pensate a noi! Non allo Yemen! Non al Libano e all’Hezbollah! Le nostre vite per l’Iran.”
La moneta iraniana, il Rial, ha perso quasi la metà “del suo valore contro il dollaro da settembre del 2017.” L’inflazione è in aumento e la disoccupazione ha raggiunto uno sconvolgente 45% …” ("Why Iran is escalating the conflict with Israel," Y. Visser, Arutz 7 Analysis, 25 Apr. 2018)
Cristiani sionisti: “I padri fondatori d’Israele, che hanno inciso l’impegno di incoraggiare l’immigrazione degli ebrei nella dichiarazione d’indipendenza, sarebbero sorpresi” che 70 anni dopo Israele si appoggia “ai cristiani per mantenere quella promessa.” I cristiani sionisti oggi finanziano il 33% dei migranti israeliani, un frutto del “sempre stretto legame tra Israele e i suoi alleati evangelici …”
Il rabbino Y. Eckstein, presidente della Compagnia internazionale di ebrei e cristiani, ha detto: “Dopo duemila anni di oppressione e persecuzione,” oggi i cristiani stanno aiutando gli ebrei. E Bibi ha detto, durante un vertice di mezzi di comunicazione cristiani a Gerusalemme, che Israele “non ha amici migliori al mondo delle comunità cristiane …” ("Christians emerge as key patrons for Jews moving to Israel," AP, 8 Mar. 2018)
Così parla il Signore, DIO: Ecco, io alzerò la mia mano verso le nazioni, innalzerò la mia bandiera verso i popoli, ed essi ti ricondurranno i tuoi figli in braccio, ti riporteranno le tue figlie sulle spalle.
Isaia 49:22
Vegliare e pregare
La fine di tutte le cose è vicina; siate dunque moderati e sobri per dedicarvi alla preghiera
(1 Pietro 4:7). Gli ultimi giorni sono iniziati a Pentecoste/Shavuot, quando Pietro ha detto: Questo è quanto fu annunciato per mezzo del profeta,
e poi ha citato da Gioele 2:28-32 (Atti 2:16-21). Con gli ebrei di nuovo nella loro terra dopo quasi due millenni in esilio, e con molte altre profezie compiute, dobbiamo essere davvero vicini alla fine di questi ultimi giorni e al ritorno del Messia Yeshua. Perciò, come possiamo vegliare e pregare
? E per cosa dobbiamo vegliare?
Una sentinella fa la guardia e avvisa la città dei pericoli in arrivo. Per conoscere i pericoli di oggi dobbiamo conoscere tutta la Parola di Dio, e il Nuovo Testamento da solo non basta. Abbiamo bisogno di tutta la Sua Parola nei nostri spiriti, leggendola e studiandola. Comprenderla del tutto non è qualcosa che possiamo aspettarci mentre siamo da questo lato della gloria, ma ciò non è una scusa per non immagazzinarne ogni “iota e apice” nel nostro uomo interiore. Con la Sua Parola nei nostri cuori, rinnovati dalla quotidiana lettura, lo Spirito può ungere la nostra capacità di comprensione quando ne abbiamo bisogno (2 Samuele 23:2).
Provate a ripetere in preghiera questo versetto prima di leggere: [Signore], apri i miei occhi, e contemplerò le meraviglie della tua legge [istruzione].
(Salmi 119:18)
Chuck e Karen Cohen