Shalom da Sion
Entrando nel 2019, vediamo molti eventi di natura profetica abbattersi sul nostro mondo. Il cambio climatico operato da Dio, guerre e rumori di guerre in Israele e in Medio Oriente, l’utilizzo del potere economico da parte del presidente degli Stati Uniti per controllare chi compra e chi vende in America, la crescita dell’antisemitismo in Occidente, l’aumento della persecuzione contro il Corpo del Messia in tutto il mondo, compreso l’Occidente; questo e molto altro ci conferma che siamo più vicini al ritorno del Signore Yeshua di quanto molti vogliano pensare.
Il punto, riguardo alle mappe profetiche o ai dogmi dottrinali profetici, è che la prima venuta del Messia era stata preannunciata chiaramente nel Tanakh (Antico Testamento), ma nessuno se n’è reso conto fino al momento successivo. In quale impostazione profetica il Messia sarebbe nato a Betlemme, si sarebbe poi trasferito in Egitto e, nonostante ciò, sarebbe provenuto da Nazaret? Se ci guardiamo indietro, ora possiamo comprenderlo, ma a quel tempo le persone vedevano il piano di Dio attraverso uno specchio, in modo oscuro (1 Corinzi 13:12a).
Guardando in avanti, possiamo fare delle ipotesi ragionate, ma tutti coloro che credono che le loro ipotesi siano il modo in cui Dio deve agire, rischiano di perdersi proprio l’azione principale di Dio, perché Egli non agisce così. Ricordiamo ciò che disse Pietro a Shavuot/Pentecoste in Atti 2: Questo è quanto fu annunciato per mezzo del profeta.
“Questo è quanto” può essere detto solo quando si ha la certezza di un fatto.
Pregare con una prospettiva biblica
Come possiamo, allora, evitare di inciampare a causa della nostra stessa interpretazione degli eventi della fine dei tempi, che può o meno essere conforme all’azione di Dio? Leggiamo e studiamo l’intera Parola, e preghiamo in base a ciò che Egli ci mostra. Così preghiamo con l’intelligenza (1 Corinzi 14:15), perché la Parola di Dio ci è rivelata attraverso il Suo Spirito, che ci guida anche in preghiera. Ma ciò non è semplice. Richiede una certa fame, ed un costante nutrirsi, della Sua Parola (Geremia 15:16) e un impegno a perseverare nella preghiera (Luca 18:1).
Ad Intercessori per Israele sosteniamo che, se preghiamo per un soggetto in modo consistente e con intelligenza, allora Dio può darci nuove rivelazioni su quel soggetto, comprese cose che nella Sua Parola non avevamo mai visto prima in quel modo specifico.
Ricordiamo la domanda che il Signore ha posto riguardo al Suo ritorno: Ma quando il Figlio dell’uomo verrà, troverà la fede sulla terra?
(Luca 18:8). In questo apice del Suo insegnamento sul fatto che gli uomini “dovevano pregare sempre e non stancarsi” (Luca 18:1), il contesto mostra che il Messia si stava chiedendo se vi fosse qualcuno tra i Suoi seguaci che, negli ultimi tempi, avrebbe perseverato nell’intercedere affinché la Sua volontà venisse fatta sulla terra. Che il 2019 possa vedere sempre più persone tra noi diventare membri di questa corporazione di preghiera.
Umanesimo laico?
Nello studio di Watchmen from Jerusalem dal titolo Umanesimo: l’ultimo dei giganti, il termine “umanesimo laico” non è stato utilizzato: è una definizione inappropriata. L’umanesimo è il rifiuto di Dio e la Sua sostituzione con l’umanità. Perciò il “dio” dell’umanesimo è l’umanità stessa. Poiché gli umanisti obbediscono solo alle ideologie umane, essi interpretano la realtà come necessariamente logica verso se stessi: si inchinano alla loro stessa intelligenza. Questo non è solamente essere “laici”, ma è puro paganesimo! L’umanista finale, l’Anticristo, sarà un’entità con poteri divini. Lui/lei/esso sarà il più satanico e pericoloso di tutti. Nonostante ciò il vero Cristo, al Suo ritorno, distruggerà l’empio … con il soffio della Sua bocca
(2 Tessalonicesi 2:8).
Israele contro l’anti-Dio, le umanistiche Nazioni Unite
Le Nazioni Unite di oggi sembrano essere in linea con ciò che Dio ha detto che avrebbe fatto alle nazioni negli ultimi tempi (Zaccaria 12:2-9; 14:1).
Il primo ministro israeliano Bibi Netanyahu, all’assemblea generale annuale delle Nazioni Unite, a settembre, ha dato un colpo alla loro ostilità verso Israele: “Israele ha portato per via aerea gli ebrei etiopi verso la libertà e verso una nuova vita in Israele … Ma qui alle Nazioni Unite Israele viene assurdamente accusato di razzismo. I cittadini arabi israeliani votano alle nostre elezioni, servono nel nostro parlamento, presiedono le nostre corti e godono esattamente degli stessi diritti individuali di tutti gli altri cittadini israeliani. Ma qui alle Nazioni Unite Israele è vergognosamente accusato di apartheid. Oggi, ci sono almeno il quintuplo dei palestinesi che c’erano nel 1948 … Ma qui alle Nazioni Unite Israele è oltraggiosamente accusato di pulizia etnica.” Egli vede tutto questo come un’ennesima manifestazione di antisemitismo. “Una volta era il popolo ebraico ad essere diffamato e messo su un piano diverso dagli altri. Oggi è lo stato ebraico …”
Ha aggiunto: “Da quando Abraamo e Sara fecero il loro viaggio verso la Terra Promessa, quasi quattromila anni fa, la terra d’Israele è stata la nostra patria. È il luogo … dove David ha regnato e Isaia ha predicato … il luogo da cui siamo stati esiliati e in cui siamo tornati e abbiamo ricostruito la nostra antica ed eterna capitale Gerusalemme. Lo stato-nazione di Israele è l’unico luogo in cui il popolo ebraico può esercitare con orgoglio il suo collettivo diritto all’autodeterminazione. Questo diritto è stato riconosciuto quasi un secolo fa dalla Società delle Nazioni e oltre settanta anni fa dalle Nazioni Unite,” poiché votarono in favore della “fondazione di uno stato ebraico.” (PM Netanyahu's speech at the UNGA, TOI, 27 Sept. 2018)
All’incontro annuale della Giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese, tenutosi nell’anniversario del voto, da parte delle Nazioni Unite, di dividere la “Palestina” in uno stato arabo e uno ebraico (29 novembre 1947), è stata letta una dichiarazione da parte del presidente dell’Autorità Palestinese Abbas, che accusava Israele di “apartheid” e “colonialismo” e, senza alcun fondamento di verità, dichiarava che “l’Autorità Palestinese ha combattuto l’istigazione e il terrorismo, ha compiuto tutti i doveri imposti dagli accordi di Oslo, e non ha mai rifiutato le negoziazioni.” ("UN: Eastern Jerusalem must be capital of 'Palestine'," Arutz 7, 29 Nov. 2018)
Le Nazioni Unite hanno inoltre “approvato sei risoluzioni anti-Israele,” di cui due ignorano ogni legame ebraico con il Monte del Tempio. La risoluzione principale “disconosce perfino la sovranità di Israele a Gerusalemme.” Diverse altre si riferiscono al Monte del Tempio chiamandolo “con il suo nome musulmano” e una fa appello affinché “Israele si ritiri dal Golan” e lo restituisca al genocida Assad, il presidente della Siria.
Il vice rappresentante permanente israeliano ha detto che le risoluzioni che ignorano i legami ebraici e cristiani con Gerusalemme mostrano ulteriormente il “rifiuto dei palestinesi di riconoscere” la realtà storica. Le nazioni non devono approvare una “così palese negazione della storia” e non dovrebbero “permettere questi palesi tentativi di delegittimare Israele.” ("148 Nations disavow Jewish ties to Jerusalem, Temple Mount," JP, 2 Dec. 2018)
A dicembre, le Nazioni Unite hanno votato una risoluzione che condannava Hamas per “gli attacchi missilistici contro Israele, l’escavazione di tunnel del terrore e il lancio di palloni incendiari sulle comunità israeliane …” Usando uno stratagemma procedurale prima del voto, che rendeva possibile l’adozione di questa risoluzione solo con una maggioranza di due terzi, benché “la risoluzione abbia ricevuto una maggioranza di 87 voti, non è stata approvata.”
L’ambasciatrice americana presso le Nazioni Unite N. Haley ha presentato la risoluzione e ha detto, prima del voto: “La domanda che abbiamo di fronte ora è se le Nazioni Unite considerino o meno il terrorismo accettabile quando è diretto verso Israele … L’odio per Israele è così forte” da farvi difendere un gruppo terroristico? Ha poi aggiunto, senza mezzi termini: “Non c’è nulla di più antisemita del dire che il terrorismo non è terrorismo quando viene usato verso il popolo ebraico e lo stato ebraico.” ("Haley at the UN: Is hatred of Israel so strong?" Arutz 7, 7 Dec. 2018; "Despite broad support, US fails to win UN condemnation of Hamas," Israel Hayom, 7 Dec. 2018)
Bassam Tawil, un musulmano arabo del Medio Oriente, odia l’ipocrisia con cui il mondo tratta Israele. Egli ha scritto che la bocciatura di questa risoluzione è stato un dono da parte delle Nazioni Unite ai terroristi palestinesi, che hanno considerato questo episodio “come una licenza, concessa a livello internazionale, di continuare ad uccidere ebrei …” Hamas ha ringraziato le nazioni che hanno votato no; le nazioni “non considerano gli attacchi kamikaze e quelli missilistici” contro gli ebrei “come atti di terrorismo.” ("UN Approves Terror, Torpedoes Peace," B. Tawil, Gatestone Institute, 10 Dec. 2018)
La linea rossa di Dio
La Conferenza internazionale di preghiera di IFI, Gerusalemme 2019, si è appena conclusa. È stato evidente il rispetto che molti intercessori americani hanno per il presidente degli Stati Uniti Trump. L’economia americana sta andando molto meglio e si sta combattendo contro l’immigrazione illegale. Benché la sua politica estera sia sempre in prima pagina, egli rappresenta il presidente più amichevole verso Israele in epoca recente. Ha dichiarato che l’Autorità Palestinese è colpevole di sostenere il terrorismo ed ha trasferito l’ambasciata americana a Gerusalemme, capitale eterna d’Israele.
Ma i partecipanti alla conferenza hanno capito che il modo in cui Trump tratta la terra di Dio e la risorta nazione d’Israele costituisce la linea rossa di Dio rispetto al modo in cui Lui tratterà gli Stati Uniti (Levitico 25:23; Isaia 60:12; Gioele 3:1-2; Zaccaria 12:9).
I credenti del Regno Unito hanno pregato con fervore affinché il Regno Unito esca dall’Unione Europea [Brexit] e torni ad essere una nazione sovrana. Se ciò accadrà, ma il loro governo, come quello attuale guidato da Theresa May, continuerà ad insistere nel voler dividere la terra di Dio, allora, Brexit o meno, quella nazione dovrà affrontare l’aumento dei giudizi di Dio. Questo vale per ogni nazione. Questa è la linea rossa di Dio.
Trump, Bibi e la linea rossa di Dio
In una conferenza stampa con Netanyahu presso le Nazioni Unite, Trump ha detto ai giornalisti: “Mi piace la soluzione dei due stati.” Non solo quella è stata la prima volta in cui ha appoggiato tale soluzione antibiblica, ma ha anche aggiunto che ottenere la pace sarà “più difficile perché si tratta di un accordo immobiliare …” Trump sta giocando con il fuoco, il fuoco di Dio, trattando la terra di Dio come un bene “immobiliare”. Da allora la sua presidenza ha sofferto una crisi dopo l’altra.
Bibi non è stato sconvolto da nessuna di queste cose. Ha ringraziato Trump per il suo sostegno e per essere uscito dall’accordo sul nucleare iraniano, aggiungendo: “Nelle Nazioni Unite nessuno ha parteggiato per Israele come ha fatto lei. Lo apprezziamo.” ("At UN, Trump backs two-state solution…," Israel Hayom, 27 Sept. 2018)
In una successiva intervista con la CNN, mentre Netanyahu diceva che avrebbe guardato al piano di pace di Washington con una “mentalità aperta”, egli non ha, ringraziando Dio, “dichiarato esplicitamente alcun sostegno per la soluzione dei due stati …”
Quando gli è stato chiesto se vedeva la soluzione dei due stati come la risposta, Bibi ha eluso la domanda. “Ho scoperto che, se si usano delle etichette, non si va molto lontano, perché persone diverse intendono cose diverse quando dicono ‘stati’ … io preferirei parlare di sostanza.” Israele vuole che i palestinesi “abbiano tutto il potere di autogovernarsi ma nessun potere di minacciarci.” Le forze di sicurezza israeliane devono mantenere il controllo, oppure quello ‘stato’ sarà dominato dai terroristi islamici. Le persone possono stabilire se ciò equivale o meno ad uno stato palestinese, ma per Netanyahu questo è il nocciolo della questione. ("PM vows to keep 'open mind' on US peace plan; won't voice support for 2 states," TOI, 30 Sept. 2018)
Pensiero fuorviante
A novembre, la stampa ha chiesto a Trump un commento a proposito delle notizie secondo cui la CIA ha accusato il principe ereditario saudita bin Salman di aver ordinato l’uccisione del giornalista saudita Khashoggi, residente negli Stati Uniti. Egli ha usato la sicurezza israeliana per giustificare il fatto di appoggiare i sauditi. “Israele sarebbe in grossi guai senza l’Arabia Saudita,” alludendo al fatto che lo Stato ebraico sarebbe sradicato senza la presenza saudita. L’Arabia Saudita è “un alleato molto forte,” ha detto, aggiungendo anche che “aiuta a mantenere bassi i prezzi del petrolio.”
In precedenza aveva detto: “Gli Stati Uniti intendono rimanere fermi collaboratori dell’Arabia Saudita per assicurare gli interessi del nostro alleato, Israele, e degli altri alleati mediorientali. ("Trump: Israel would be in big trouble without Saudi Arabia," TOI, 22 Nov. 2018) In un’intervista per il Washington Post, ha detto inoltre che potrebbe anche ritirare le truppe americane in Medio Oriente, ma non lo farà per preservare la sicurezza di Israele. ("Trump indicates concern for Israel requires US troops remain in ME," TOI, 28 Nov. 2018)
Se Trump davvero crede che l’esistenza di Israele dipenda da ciò che lui e l’America fanno, è davvero fuori strada. Dove sono i suoi consiglieri cristiani, che dovrebbero metterlo in guardia sull’arroganza e su quanto è dichiarato in Salmi 121:4 e Geremia 31:10?
Il professore di studi mediorientali dell’Università di Tel Aviv, Eyal Zisser, ha parlato di questo recente trumpismo: “Israele ha un vero amico alla Casa Bianca, che è profondamente coinvolto nella sua sicurezza,” eppure queste dichiarazioni sono “un segnale di allarme per Gerusalemme. Da quando gli Stati Uniti sono diventati il più stretto alleato d’Israele, alla metà degli anni Sessanta,” Israele ha stabilito chiaramente che non chiederà mai che i soldati americani combattano per noi. Gli Stati Uniti hanno fornito ad Israele “aiuti finanziari e il meglio delle armi e della tecnologia americana” in modo da permetterci di “mantenere il vantaggio qualitativo sui nostri nemici …”
Israele ha mostrato la sua “abilità nell’autodifesa,” così come il fatto di essere “un alleato regionale e un vero patrimonio strategico,” e la storia ha mostrato che “i legami tra Stati Uniti e Israele non hanno danneggiato” i legami tra americani e arabi.
Ma il fatto che Trump sottolinei che l’obiettivo della sua politica estera è la protezione d’Israele, “potrebbe fare di Israele il bersaglio delle critiche” da parte di tutti i settori americani, poiché Israele potrebbe anche “essere incolpato per i soldi delle tasse americane che vengono sprecati oltreoceano, o peggio, essere ritenuto responsabile per ogni soldato americano ucciso” in Medio Oriente. ("The US is Israel's ally, not its sponsor," Prof. E. Zisser, Israel Hayom Op-ed, 3 Dec. 2018)
Verso la fine del 2018, Trump ha scioccato il suo partito repubblicano, i suoi consiglieri e i suoi alleati presentando un piano per ritirare tutte le 2.000 truppe americane dalla Siria, perché, ha detto, l’ISIS è stata sconfitta, quindi le truppe “non sono più necessarie” lì. I repubblicani lo hanno messo in guardia sul fatto che questa azione rafforzerà sia la Russia che l’Iran in Siria e lascerà senza protezione “le milizie alleate curde e arabe,” ossia le Forze Siriane Democratiche, che sono state “le forze più efficaci nel combattere l’ISIS,” ma che sono attualmente minacciate dalla Turchia. ("Trump says ISIS defeated, announces US withdrawal from Syria," Israel Hayom, 20 Dec. 2018)
Da allora ha cambiato idea. Ora le truppe saranno ritirate gradualmente e la sicurezza dei curdi sarà assicurata. Ma la sua decisione iniziale è stata un’avvisaglia. Un articolo su JP Editorial ha sottolineato che l’America è “la più grande alleata d’Israele,” ma di recente questa alleanza si è incrinata. “Trump ora fa seguito ad Obama nel far sapere ad Israele che, alla fine, può contare solo sulle proprie forze,” guidando gli Stati Uniti verso una politica sempre più isolazionista. ("Trump's Gift," JP Editorial, 20 Dec. 2018)
Mentre molti vedono tutto questo come pericoloso per Israele, noi vediamo che ciò rappresenta anche una risposta alle preghiere in cui abbiamo chiesto a Dio di modificare la realtà in modo che Israele riconosca di poter confidare solo in Lui. Anche solo la verbalizzazione del piano ora modificato di Trump è un passo avanti verso la salvezza d’Israele e il ritorno del suo Re Messia, il Signore Yeshua.
Il contesto in cui Trump ha preso la decisione di ritirare le truppe americane dalla Siria è a dir poco disturbante. Il dittatore turco Erdogan lo ha sfidato durante una conversazione telefonica che era stata organizzata per “discutere le minacce di Erdogan di lanciare un’operazione militare contro gli Stati Uniti, che spalleggiavano i ribelli curdi nella Siria nordorientale,” dove sono stanziate le forze americane. Il gruppo per la sicurezza nazionale di Trump gli aveva dato “una lista di argomenti di conversazione,” che invitavano Erdogan a desistere. Ma Trump ha “ignorato lo scritto” e si è “schierato con Erdogan,” che lo ha provocato con le sue stesse parole dicendo che l’unica ragione per cui le truppe americane si trovavano in Siria era sconfiggere l’ISIS. Poi Erdogan ha chiesto, dato che al novantanove per cento lo scopo era stato raggiunto: “Perché siete ancora lì?” Ha detto che i turchi potevano occuparsi dei combattenti dell’ISIS rimasti e così Trump si è impegnato per una rapida ritirata. ("Trump decided on Syria pullout during phone call with Erdogan, ignored advisers," TOI, 21 Dec. 2018)
Più tardi Trump ha lodato questo capo turco antisemita, scrivendo su Twitter: “Ho appena fatto una lunga e produttiva telefonata con [Erdogan],” in cui abbiamo parlato dell’ISIS, “del nostro reciproco coinvolgimento in Siria e della lenta e ben coordinata ritirata delle truppe americane” da lì. “Abbiamo anche parlato di espandere largamente gli scambi.” ("Trump: Turkey's Erdogan is the man for the job in Syria," Arutz 7, 24 Dec. 2018)
Ma questo stesso Erdogan ha messo in guardia i giovani turchi: “Non colpite il nemico che avete già atterrato. Non siete ebrei in Israele.” E settimane prima aveva detto che i palestinesi erano sottoposti a “pressioni, violenze e politiche intimidatorie non meno gravi delle oppressioni rivolte agli ebrei durante la seconda guerra mondiale,” nell’Olocausto. Vedendosi come il campione dei palestinesi, ha colpito Israele chiamandolo “lo stato più fascista e razzista del mondo.” ("Turkey: Israel must 'end brutal oppression'," Arutz 7, 23 Dec. 2018)
In un incontro con la stampa, Trump ha chiarito il suo pensiero. Egli pensa giustamente che delle nazioni confinanti debbano assumersi maggiori responsabilità per la loro regione, anziché far fare tutto il lavoro ad una nazione lontana come gli Stati Uniti. Ha detto anche che, benché gli Stati Uniti stiano lasciando la Siria, la tempistica con cui questo accadrà è flessibile, aggiungendo: “Vogliamo proteggere i curdi,” ma non vogliamo restare in Siria per sempre. Ha aggiunto anche che l’ISIS minaccia la Russia e l’Iran, perciò perché l’America dovrebbe combattere per proteggerli?
Benché tutte queste osservazioni siano corrette, le reazioni regionali sono state messe a tacere “perché due settimane di incertezza” hanno mostrato “la politica americana come traballante e mancante di chiarezza.” ("Trump's Iran, Kurdish and Afghanistan comments leave ME perplexed," Seth Frantzman, JP, 3 Jan. 2019)
Israeliani confusi dal presidente americano
Anche questo è molto sconcertante per Israele. Si può essere fiduciosi che quest’uomo farà ciò che dice, oppure cambierà idea all’improvviso? Inoltre, molti israeliani si chiedono se Trump si renda conto di ciò che sta facendo, specialmente per ciò che ha detto all’inizio del 2019: “L’Iran è libero di fare ciò che vuole” in Siria. Il peggior incubo d’Israele nell’ambito della “guerra civile siriana sono stati gli sforzi dell’Iran per stabilire la sua presenza militare in quella zona,” da cui può “minacciare ulteriormente lo stato ebraico.” La presenza americana sul confine tra Siria e Iraq ha reso più difficile “per l’Iran spostare uomini ed equipaggiamenti” in Siria, perché ciò che riusciva a passare veniva spesso distrutto dagli attacchi aerei israeliani. Con le truppe americane fuori, l’Iran avrà la strada aperta per il confine israeliano e il fatto che Trump dica che gli iraniani “possono fare ciò che vogliono lì” fa paura.
Il governo d’Israele non ha risposto ufficialmente, ma una fonte israeliana anonima ha riferito al notiziario Ynet: “È triste che [Trump] non presti attenzione alle informazioni che arrivano. Sono … scioccato. Trump semplicemente ignora cosa stia accadendo in Siria e qual sia il coinvolgimento iraniano in quella zona.” ("'Trump Doesn't Know What He's Doing,' Bemoans Israeli Expert," Israel Today, 3 Jan. 2019)
Noi siamo convinti delle credenziali di Trump in favore d’Israele e del fatto che Dio lo abbia innalzato per un tempo come questo (Daniele 2:20-21; 4:17), perciò continuiamo ad intercedere per lui (1 Timoteo 2:1-3).
Pace o follia?
La follia è stata definita come il ripetere continuamente la stessa azione aspettandosi risultati differenti, e ciò descrive quasi tutti i moderni piani per una pace israelo-palestinese.
Il professor Zisser considera l’attuale approccio alla “pace” profondamente errato. Per prima cosa, perché “non stiamo più avendo a che fare con una soluzione dei due stati,” ma dei tre stati: Israele; la “Palestina” in Giudea e Samaria, dette “Cisgiordania”; e “Hamastan” a Gaza. Inoltre, nessun capo arabo andrà contro l’autorità di Abbas accettando un accordo, e ciò porta alla questione finale: i capi dell’Autorità Palestinese rifiutano di prendere qualsiasi decisione storica. Egli conclude con questa gemma: “I trattati internazionali raramente rispecchiano la ‘giustizia’ … figuriamoci la versione palestinese di … ‘giustizia assoluta’.” La comunità ebraica ha compreso questa verità nel 1948, perciò ha potuto dare alla luce uno stato. ("Dealing with Iran must come first," Prof. E. Zisser, Israel Hayom Op-ed, 2 Oct. 2018)
Alle Nazioni Unite, otto nazioni europee hanno detto: “L’Europa è realmente convinta che la conquista di una soluzione dei due stati basata sui confini del 1967, con Gerusalemme come capitale di entrambi … sia l’unico modo possibile e realistico per porre fine al conflitto ed ottenere una pace giusta e duratura,” aggiungendo che ogni piano di successo dovrà soddisfare le necessità di sicurezza di israeliani e palestinesi, nonché l’obiettivo palestinese di uno “stato sovrano, la fine dell’occupazione” e la risoluzione di tutte le altre problematiche, in linea con i precedenti accordi con la Nazioni Unite. ("Eight EU states warn Trump peace plan will fail unless based on '67 lines," JP, 19 Dec. 2018) La definizione di follia definisce proprio questo approccio da parte dell’Europa. Questo folle approccio alla fine porterà ad un intervento militare per dividere Gerusalemme, che sembra sia proprio il segno del tempo del ritorno del Re Messia d’Israele (Zaccaria 14:1-3).
La fatwa dell’Autorità Palestinese = cattive notizie
Bassam Tawil scrive: “Se qualcuno volesse un’ulteriore prova del fatto che nessun capo palestinese sarà mai in grado di riconoscere il diritto d’Israele ad esistere, tale prova è stata fornita di recente nella forma di un ennesimo decreto religioso, o fatwa, emanato dal Gran Mufti di Gerusalemme, lo sceicco Hussein,” che dice che “nessun musulmano ha il diritto di vendere” la terra ai “nemici,” cioè agli ebrei. Chiunque violi questa legge sarà punito con sanzioni “che vanno dal boicottaggio alla pena di morte.”
Questa fatwa di metà luglio “non ha attirato per nulla l’attenzione” dei mezzi di comunicazione globali o di chiunque sia desideroso di raggiungere “la pace tra palestinesi e israeliani.” I gruppi in favore dei diritti umani non sembrano “affatto disturbati da questo tipo di minacce contro i musulmani.”
Questo divieto “risale all’inizio del secolo scorso,” perciò in realtà “non c’è nulla di nuovo quando un capo religioso islamico emana … una sentenza di morte contro i venditori di terra e contro gli agenti immobiliari palestinesi.” Eppure questa fatwa deve essere presa sul serio. Il mufti che l’ha emanata è un ufficiale dell’Autorità Palestinese, che viene stipendiato dalle finanze che le nazioni erogano ai palestinesi. Egli rappresenta “la più alta autorità religiosa dell’Autorità Palestinese … ed ha l’ultima parola sulla maggior parte delle questioni religiose e non.” Quando il mufti “emana un’opinione legale o un decreto religioso,” tutti i palestinesi devono sottostarvi.
Inoltre, la sua pozione spesso “rappresenta il consenso tra le figure autoritarie islamiche” nell’ambito dell’Islam, e poiché nessun capo religioso musulmano ha messo in discussione questa fatwa, essa è valida per tutti i musulmani!
Questa fatwa contraddice il presunto sostegno di Abbas per una “soluzione dei due stati” e rappresenta “un’ulteriore dichiarazione di guerra alla presenza degli ebrei in Medio Oriente. Rappresenta anche una dichiarazione di guerra ad ogni musulmano che osi pensare alla pace con Israele.”
Immaginate la reazione del mondo se “il rabbino capo d’Israele emanasse un decreto che vieti agli ebrei di condurre affari con i musulmani.” Ma, ancora una volta, il mondo “chiude un occhio nei confronti dell’apartheid attuata dai capi palestinesi e del terrore che essi incutono nel loro stesso popolo.” ("Palestinians' Latest 'Apartheid Fatwa'," B. Tawil, Gatestone Institute, 17 July 2018)
Lo spirito della Persia è furente
Il presidente iraniano Rohuani, all’assemblea generale delle Nazioni Unite di settembre, ha detto: “Israele, munito di armi nucleari, costituisce la più grande minaccia alla pace e alla stabilità in quella regione e nel mondo.” Questa, in termini psicologici, è chiamata “proiezione”! ("'Nuclear Israel is biggest threat to world peace,'…" Israel Hayom, 26 Sept. 2018)
La maggior parte del discorso tenuto da Netanyahu alle Nazioni Unite a settembre si è concentrata sull’Iran. Nel 2015 aveva detto: “Delle quasi duecento nazioni che siedono in quest’aula, solo Israele si è opposto apertamente all’accordo sul nucleare con l’Iran,” poiché esso minacciava l’esistenza d’Israele aprendo “la strada all’Iran per un arsenale nucleare. E l’aumento delle sanzioni ha alimentato la campagna iraniana di massacri e conquiste in tutto il Medio Oriente.”
L’accordo era inoltre basato sulla “menzogna che l’Iran non stia cercando di sviluppare armi nucleari. Israele ha svelato tale menzogna” (nel febbraio del 2018), impossessandosi dell’archivio atomico segreto dell’Iran, ottenendo oltre 100.000 documenti e filmati, e producendo “la prova materiale dei piani dell’Iran di costruire armi nucleari …” Israele ha condiviso tutte queste ed altre prove con le nazioni del gruppo P5+1 e con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica.” Ma a tutt’oggi, quest’ultima non ha fatto nulla.
Perciò Bibi ha rivelato un’altra base segreta in Iran, che immagazzina “un enorme quantitativo di attrezzature e materiali del programma segreto iraniano per le armi nucleari.” Egli ha poi detto ai capi dell’Iran: “Israele sa cosa state facendo; Israele sa dove lo state facendo; Israele non permetterà mai che un regime” che mira alla distruzione possa “sviluppare armi nucleari … Continueremo ad agire contro di voi in Siria … in Libano … in Iraq … in qualunque momento e luogo dovremo agire per difendere il nostro stato e il nostro popolo.”
Nel 2015, Bibi ha chiesto alle Nazioni Unite se “qualcuno credesse veramente che inondare la teocrazia radicale dell’Iran con armi e denaro avrebbe potuto frenare la sua smania di aggressione.” Molti lo credevano, ma avevano torto. L’Iran sta usando quei fondi “per alimentare la sua vasta macchina da guerra.” Solo nel 2018, “l’Iran ha attaccato i curdi in Iraq, ha massacrato i sunniti in Siria, ha armato l’Hezbollah in Libano, ha finanziato Hamas a Gaza, ha lanciato missili in Arabia Saudita e minacciato la libertà di navigazione” in diversi ed estesi tratti di mare. L’aggressività dell’Iran non è stata confinata al Medio Oriente. In agosto, “degli agenti iraniani sono stati arrestati per aver organizzato attacchi terroristici” in America e in Europa. “Ma mentre gli Stati Uniti stanno affrontando l’Iran con nuove sanzioni, l’Europa e altri stanno cercando di pacificare l’Iran” aiutandolo a scavalcare tali sanzioni. Bibi: “Ho usato … un termine molto forte: pacificare.” Tuttavia, è questo che l’Europa sta facendo.
La stessa settimana in cui l’Iran “cercava di uccidere dei cittadini europei,” i capi d’Europa hanno messo il tappeto rosso per Rouhani, “promettendo di dare ancora più soldi all’Iran.” Netanyahu ha quindi chiesto: “Questi capi europei non hanno imparato nulla dalla storia? Si sveglieranno mai?” Nonostante gli ammonimenti espliciti e persistenti da parte d’Israele, l’accordo sul nucleare ha “portato la guerra ancora più vicino ai nostri confini,” con l’Iran che conduce attività anti-Israele in Siria, in Libano e a Gaza.
Ma questo accordo ha avuto anche dei risvolti positivi. “Il rafforzamento dell’Iran ha avvicinato maggiormente Israele e molti stati arabi … in un’intimità ed amicizia … inimmaginabili fino a pochi anni fa.” (PM Netanyahu's speech at the UNGA, TOI, 27 Sept. 2018)
Un articolo di JP ha detto che Rouhani viene visto in Occidente come un “moderato,” perciò ha potuto essere “il principale architetto” di questo accordo, “da parte dell’Iran …” Ma alla fine del 2018, egli “ha mostrato il suo vero volto” di persona che è ben lungi dall’essere moderata nei confronti di Israele e Stati Uniti. Parlando all’annuale Conferenza sull’unità islamica a Teheran, ha detto che uno degli “effetti della seconda guerra mondiale è stato la formazione di un tumore canceroso [Israele] nella regione,” aggiungendo che l’Occidente “ha formato il falso regime israeliano e ha ucciso e spodestato la storica nazione della Palestina.” Oh … Aspetta! Quale nazione storica? ("Iranian aggression," JP Editorial, 25 Nov. 2018)
Tawil ha scritto: “L’Iran ha deciso di pagare degli stipendi” alle famiglie dei palestinesi uccisi durante “i disordini settimanali sponsorizzati da Hamas lungo il confine tra Gaza e Israele.” Questa decisione è stata annunciata poco dopo le dichiarazioni di Rouhani a Teheran, essendo le sue parole “la conferma dell’obiettivo dell’Iran, apertamente dichiarato, di distruggere Israele.”
È chiaro che “l’Iran è pronto a portare avanti la sua battaglia contro Israele e gli Stati Uniti fino all’ultimo palestinese o arabo o musulmano … La domanda è: la comunità internazionale permetterà che questo piano continui, o si renderà conto del fatto che l’Iran ha molto più che Israele e Stati Uniti nelle sue mire?” ("Why Iran Funds Palestinian Terrorists," B. Tawil, Gatestone Institute, 3 Dec. 2018)
L’ascesa dell’antico odio: l’antisemitismo
Nel 2004, Nathan Sharansky era a capo dell’Agenzia Ebraica. Egli mise a punto il test delle “tre D” per quello che lui chiamava “nuovo antisemitismo”. Demonizzazione, “quando le azioni di Israele vengono esagerate oltre misura e vengono fatti paragoni, per esempio, tra israeliani e nazisti, e tra i campi dei rifugiati palestinesi e Auschwitz. Doppio standard, è quando la critica di Israele viene applicata in modo selettivo sempre a discapito dello stato ebraico … Delegittimazione … è quando viene negato il diritto fondamentale di Israele ad esistere.”
La campagna di Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni, è parte di questo nuovo antisemitismo. Il suo obiettivo, la soluzione di un unico stato, “porrà fine all’impresa sionista che ha portato … alla fondazione dell’unico stato ebraico del mondo.” ("New Antisemitism," JP Editorial, 15 Sept. 2017)
Inverosimilmente, alcuni credenti si sono uniti a questo movimento e vogliono boicottare tutti i prodotti israeliani. Potrebbero iniziare dalle loro Bibbie, prodotti fabbricati in Israele, e poi potrebbero passare a boicottare il Messia Yeshua, che è nato qui.
Il politico tedesco M. Weber, capo del partito popolare repubblicano nel Parlamento europeo e membro della conservatrice Unione Cristiano-Sociale in Baviera, ha parlato dell’antisemitismo ad una conferenza dell’Unione Europea. Intervistato da Israel Hayom, ha detto che la crescita dell’antisemitismo in Europa “è un assoluto segnale di pericolo …” In Francia, “gli incidenti antisemiti violenti sono aumentati di un inconcepibile 69%” nel 2018. La Gran Bretagna ha registrato un aumento del 30% e, di nuovo, in Germania le persone vengono attaccate per il fatto di essere ebree. “Il crescente antisemitismo ci rende irrequieti. Non solo per gli attacchi pubblici, ma anche per la ‘relativizzazione’ dell’antisemitismo che si fa strada nelle menti delle persone …” ("Top German diplomat troubled by growing anti-Semitism in Europe," E. Beck, Israel Hayom, 21 Nov. 2018)
Intervistato dalla CNN, Netanyahu ha risposto ad un ampio sondaggio della rete televisiva che mostrava che oltre il 20% degli europei pensa che gli ebrei abbiano “troppa influenza” nel mondo. Egli ha fatto una differenza tra il vecchio antisemitismo europeo proveniente dall’estrema destra, e la sua versione moderna proveniente “dall’estrema sinistra e dai gruppi islamici radicali …” Bibi ha dichiarato: “L’idea che il popolo ebraico non abbia diritto ad uno stato, quello è il vero volto dell’antisemitismo odierno.” ("Netanyahu: Denying Israel's right to exist is the 'ultimate' anti-Semitism," TOI, 28 Nov. 2018)
Benedetto chiunque ti benedice, maledetto chiunque ti maledice!Numeri 24:9b
Chuck e Karen Cohen