Shalom da Sion
L’aumento di terrificanti incidenti in tutto il mondo sembra essere in linea con l’avvertimento biblico sul fatto che la fine giungerà come i dolori del travaglio di una donna, che crescono man mano di intensità e frequenza. È vero, il bisogno del momento da parte dei figli di Dio è la persistente intercessione biblica, un grido affinché il Suo Regno venga e la Sua volontà sia fatta sulla terra come è fatta in cielo (Luca 11:2).
Considerare la potenza dell’intercessione
La natura di Dio non cambia (Malachia 3:6; Giacomo 1:17), ma Egli può cambiare idea ed essere persuaso in risposta alla preghiera. Se ciò non fosse vero, allora tutte le esortazioni alla preghiera e gli esempi di intercessione che ci sono nelle Scritture sarebbero solo favole. Invece molte volte leggiamo di come Dio ricerchi qualcuno che stia sulla breccia davanti a Lui e invochi pietà di fronte al Suo diritto divino di applicare il giudizio.
Ezechiele 22:30-31 dice che Dio è alla ricerca di un intercessore che prevalga in preghiera davanti a Lui (Giacomo 5:16-18), in modo che Egli possa manifestare la Sua natura misericordiosa. Ma se non viene trovato nessuno, il Suo giusto giudizio viene messo in atto. Io ho cercato fra loro qualcuno che riparasse il muro e stesse sulla breccia davanti a me in favore del paese, perché io non lo distruggessi; ma non l’ho trovato. Perciò, io riverserò su di loro il mio sdegno; io li consumerò con il fuoco della mia ira e farò ricadere sul loro capo la loro condotta, dice il Signore, DIO.
In Genesi 18:17, Dio si chiede se deve tenere nascosto ad Abraamo ciò che sta per fare a Sodoma e Gomorra. Egli sa che Abraamo si metterà sulla breccia per queste città malvagie. Benché l’intercessione di Abraamo abbia alterato il piano di Dio, non si trovarono comunque abbastanza giusti da impedire che il giudizio di Dio fosse compiuto.
È illuminante leggere, in Ezechiele 16:49, che la ragione principale per cui Sodoma fu distrutta non fu la sodomia, ma l’orgoglio! Oggi abbiamo la manifestazione del Gay Pride (Orgoglio Gay) e vediamo che un atteggiamento arrogante e vanaglorioso da parte dell’umanità si sta manifestando contro Dio.
In Esodo 32, Mosè dimostra l’intercessione biblica. Di nuovo, è Dio che spiega a Mosè la ragione del Suo giudizio sul Suo popolo. Se Dio avesse voluto semplicemente distruggere Israele per aver adorato il vitello d’oro, non avrebbe detto nulla. Dopo aver riferito a Mosè le Sue intenzioni, Egli dice: “Lasciami fare!” (Esodo 32:10a) Immaginiamo il Creatore dire alla Sua creatura: “Non interferire, togliti dalla mia strada.”
Mosè deve aver sentito che Dio lo stava mettendo alla prova, poiché disubbidì e si mise davanti a Lui sostenendo che Egli dovesse “pentirsi”, cioè cambiare idea, riguardo al voler distruggere Israele. Mosè non menziona mai il peccato d’Israele, né accampa scuse al riguardo. Invece, la sua preghiera si concentra su ciò che accadrebbe al nome di Dio, cioè alla Sua reputazione, e alle Sue promesse. Ricercare la gloria di Dio come obiettivo dell’intercessione riesce sempre ad attirare la Sua attenzione, anche se non sempre otteniamo la risposta che vorremmo (Salmi 79:9-10; 115:1-3).
Ci sono molti altri esempi nel Tanakh dell’intercessione fatta per la gloria di Dio. E vediamo lo stesso obiettivo con la morte del Signore Yeshua sulla croce: la Sua mediazione tra Dio e l’uomo (1 Timoteo 2:5). Noi meritiamo i più spietati giudizi, ma poiché il Padre ha mandato un intercessore che si trova sulla breccia per noi, siamo diventati oggetto della Sua stupenda grazia. E il Messia continua ad intercedere per noi, per salvarci definitivamente e completamente (Ebrei 7:25).
Le elezioni nazionali israeliane del 2019
Abbiamo chiesto a Dio di sovrascrivere i piani umani (Salmi 33:10-11; 103:19; Proverbi 19:21) e di portare avanti la Sua scelta per la guida di questa nazione in un tempo come questo (Salmi 75:6-7; Daniele 2:21). Dio ha udito la nostra specifica richiesta che il primo ministro Bibi Netanyahu fosse rieletto. I negoziati per la coalizione tra i partiti che dovranno formare il prossimo governo potrebbero durare molte settimane. Pregate con noi leggendo i Soggetti di preghiera del venerdì di Intercessori per Israele [iscrivendovi al sito www.ifi.org.il].
Benché vi sia la possibilità che Bibi venga accusato di vari “crimini,” ancora ciò non si è verificato. Noi non stiamo pregando, né votando, per un santo senza macchia. Netanyahu è un politico e quale sia il suo rapporto con Dio, solo Dio può saperlo. È stato per Israele un capo forte e diretto per anni, che ha raggiunto molti obiettivi che sembrano essere stati ispirati da Dio. Ma è comunque solo un uomo e, quando Dio sceglie i capi per le nazioni, anche per la Sua nazione eletta, Egli deve usare una persona fatta di carne e ossa, che si tratti di un peccatore o di un santo in lotta con il peccato. Queste sono le sole possibilità.
Molti grandi capi di stato hanno avuto delle vite moralmente discutibili e le cose per cui Netanyahu è stato accusato sono questioni borderline. Ma noi preghiamo che Dio alla fine stabilisca sopra Israele quei pastori secondo il Suo cuore che Egli ha promesso di stabilire (Geremia 3:15; 23:4).
Alzati, risplendi
Uno dei segnali più incoraggianti venuti fuori da queste elezioni è che la generazione più giovane di israeliani ha votato ad oltranza per il Likud e i partiti di destra. Mentre i “millennials americani” tendono verso le politiche liberali, “i giovani ebrei israeliani hanno preso la direzione opposta,” identificandosi con la destra conservatrice molto più dei loro genitori. Uno studio annuale del 2018 sull’indice di democrazia israeliano mostra che il 64% degli ebrei israeliani “tra i 18 e i 34 anni si identifica con la destra, paragonati al 47% di coloro che hanno dai 35 anni in su.” Ed un sondaggio fatto una settimana prima delle elezioni “ha trovato una correlazione diretta tra l’età e il sostegno per” Netanyahu, con il 65% delle persone tra 18 e 24 anni, e il 53% di quelle tra 25 e 34, che sono in suo favore.
Questa tendenza dei votanti più giovani ad essere di destra probabilmente è il risultato degli “eventi che hanno segnato i loro anni di formazione.” Non erano ancora nati “nel periodo del processo di pace degli anni Novanta,” ma “sono cresciuti durante la seconda intifada, che ha visto centinaia di israeliani morire in bombardamenti suicidi.” Il diabolico frutto del disimpegno da Gaza del 2005, avvenuto quando essi avevano un’età compresa tra i 4 e i 20 anni, “ha portato molti giovani ebrei israeliani a provare risentimento verso qualunque capo di stato che sia incline a concedere ulteriori porzioni della terra che si trova attualmente sotto il controllo israeliano.” Per molti di loro che hanno servito nelle IDF, le guerre contro Gaza hanno solo rafforzato tale prospettiva, e questa è un’altra risposta alle preghiere.
Un portavoce del Likud ha sottolineato che “le persone che sono cresciute in mezzo all’intifada di Al-Aqsa non si fidano dei palestinesi, non credono nella pace. Vorrebbero realmente che vi fosse pace, ma non c’è una controparte con cui stringerla.”
L’analista politico israeliano D. Scheindlin ha detto che per i votanti sionisti religiosi più giovani, il disimpegno da Gaza, l’espulsione di oltre 8.000 ebrei, “è considerato un momento assolutamente devastante che essi hanno giurato non debba verificarsi mai più … I religiosi nazionali lo considerano da allora un trauma nazionale.”
Oltre ad essere cresciuti nel continuo conflitto, questo gruppo è stato “modellato dalla propria religiosità.” Una larga percentuale è costituita da ortodossi e sionisti più religiosi rispetto al passato, ed essi “tendono ad essere più di destra.” Vediamo questo fenomeno anche in America, dove coloro che sono più “religiosi”, ossia credenti nella Bibbia, sono più di destra.
“I partiti di destra hanno attirato degli elettori giovani anche perché hanno in comune la preferenza per la stessa piattaforma: i social media.” Scheindlin sottolinea: “Bibi odia le interviste,” e preferisce “una narrazione completamente controllata,” perciò fa moltissimo affidamento su “l’uso dei social media … Due dei suoi più stretti consiglieri sono i suoi consulenti social.” ("Younger voters have grown more conservative over time," JP, 11 Apr. 2019)
Quale confine deve difendere Israele?
All’ambasciatore israeliano nel Regno Unito, Mark Regev, intervistato dalla BBC riguardo alle azioni di Israele presso il muro di difesa sulla Striscia di Gaza (dove Hamas porta avanti delle manifestazioni mortali da marzo dello scorso anno), è stato chiesto quali sono le tattiche di Israele in quell’area. Regev ha detto che tutti “sanno che quella è una zona di guerra,” dunque perché Hamas porta donne e bambini in quella zona? Con Israele spinto fuori da Gaza e “trasferito dietro il confine del 1967 che è … il confine riconosciuto … Se non possiamo difendere quel confine, quale confine volete che difendiamo?”
Regev ha aggiunto che l’obiettivo delle manifestazioni “organizzate da Hamas,” è di “fare irruzione ed uccidere la nostra gente.” ("Israeli ambassador Regev defends Israel's actions at Gaza border in BBC interview," www.thejc.com, 18 Jan. 2019)
La storia distorta
Raymond Ibrahim, autore e commentatore riguardo alla guerra storica e attuale dell’Islam contro la cristianità, si chiede: “Come può un mondo musulmano fondamentalmente debole rappresentare una minaccia per un Occidente economicamente e militarmente superiore?” Una risposta è il modo in cui l’Occidente vede l’Islam oggi, “rispetto alle sue effettive esperienze storiche con l’Islam.” Fin dal loro primo contatto con la “civiltà occidentale” e per i secoli successivi, i musulmani hanno agito come l’attuale stato islamico terrorista, convinti “che l’Islam comandi di combattere, e di schiavizzare o massacrare, i non musulmani.” Iniziando dal VII secolo, quasi il 75% del territorio originario della cristianità” è stato preso dall’Islam, comprese le zone di “Portogallo, Spagna, Francia, Italia, Islanda, Danimarca, Inghilterra, Sicilia, Svizzera, Austria, Ungheria, Grecia, Russia, Polonia, Bulgaria, Ucraina, Lituania, Romania, Albania, Serbia, Armenia, Georgia, Creta, Cipro, Bosnia-Erzegovina, Macedonia, Bielorussia, Malta e Sardegna.”
Dal XV al XVIII secolo, “circa cinque milioni di europei sono stati rapiti e schiavizzati in nome del jihad.” Gli europei schiavizzati dall’VIII all’XI secolo sono innumerevoli. “La più grande armata islamica che abbia mai invaso l’Europa, circa 200.000 musulmani, tentò di conquistare Vienna nel 1683, ma fallì. Ma i cosiddetti corsari barbareschi nordafricani, mercanti di schiavi islamici, “hanno devastato le coste d’Europa …” La prima guerra americana, combattuta prima che venisse eletto il primo presidente, fu contro questi pirati musulmani.
Tuttavia, sconfitto l’Islam, l’Europa è diventata arrogante. Come notò lo storico Hilaire Belloc (n. 1870) quando la potenza occidentale e la debolezza dei musulmani erano all’apice, le moltitudini in “Europa e America si sono dimenticate dell’Islam,” pensando che fosse finito, ma esso è “il nemico più formidabile e persistente che la nostra civiltà abbia mai avuto e potrebbe, in qualsiasi momento, diventare una grossa minaccia per il futuro come lo è stata nel passato.”
Ibrahim dice che, peggio di come “dimentica” è il modo in cui l’Occidente odierno riscrive “la storia per adattarla ai suoi paradigmi postmoderni.” Nelle accademie, nei notiziari e ad Hollywood, “la narrativa storica predominante è che i musulmani sono le vittime storiche degli intolleranti cristiani occidentali.” I libri di storia coadiuvano questa distorsione, parlando “di ‘Arabi’, ‘Mori’, ‘Ottomani’ o ‘Tartari’, raramente di islamici o invasioni, senza menzionare che la stessa logica, il jihad, spinse quei popoli altrimenti eterogenei ad assalire l’Occidente.”
Molti obiettano che questa è storia passata; andiamo avanti e “iniziamo un nuovo capitolo di reciproca tolleranza e rispetto,” anche se ciò significa dimenticare la storia. Ma i musulmani “stanno ancora esternando lo stesso impulso imperialista e di intollerante supremazia dei loro predecessori” poiché oltre 215 milioni di cristiani vivono sotto “alti livelli di persecuzione,” e molti altri “infedeli” rischiano “il genocidio in nome del jihad.” ("The dire consequences of rewriting Western-Muslim history," R. Ibrahim, JP Op-ed, 24 Nov. 2018)
Trump riconosce le alture del Golan come israeliane
Il presidente americano Trump ha scritto su Twitter il 21 marzo: “Dopo 52 anni è ora che gli Stati Uniti riconoscano pienamente la sovranità d’Israele sulle alture del Golan, che è di fondamentale importanza strategica e di sicurezza per lo Stato d’Israele e la stabilità della regione!” Bibi ha telefonato a Trump e lo ha ringraziato perché sta “facendo la storia”.
Più tardi, con il segretario di stato americano Pompeo, Bibi ha detto: “[Trump] ha riconosciuto Gerusalemme come capitale d’Israele e vi ha spostato l’ambasciata americana. Poi ha revocato il disastroso trattato iraniano ed ha reimposto delle sanzioni. Ma ora ha fatto qualcosa di pari importanza storica,” aggiungendo che questo accade perché “l’Iran sta cercando di usare la Siria come piattaforma per attaccare e distruggere Israele … Stiamo celebrando Purim, che ricorda di quando, 2500 anni fa, altri Persiani [antichi iraniani], guidati da Haman, cercarono di distruggere il popolo ebraico.” Allora fallirono, ma “i Persiani di oggi, guidati da Khamenei, stanno di nuovo cercando di distruggere il popolo ebraico e lo stato ebraico. Falliranno di nuovo.” ("Trump: It is time for the US to recognize Israel's sovereignty over the Golan Heights," JP, 21 Mar. 2019)
La maggior parte delle motivazioni alla base di questo gesto sono legate alla sicurezza, ma c’è un profondo legame biblico tra Israele e il Golan, cioè “Basan” nelle Scritture, ed un legame storico di antica data. Haim Rokach, capo del consiglio regionale del Golan, ha scritto che in 52 anni da quando Israele ha riguadagnato “il Golan, sono state scoperte 34 antiche sinagoghe risalenti a diverse epoche storiche, molte di più di qualunque altra zona del paese.” ("Affirming an ancient bond," H. Rokach, Israel Hayom Op-ed, 22 Mar. 2019)
David Parson, dell’ambasciata cristiana internazionale di Gerusalemme, ha scritto: “Sarebbe sbagliato dichiarare che Trump abbia ‘dato’ il Golan ad Israele, perché Dio glielo ha già dato molto tempo fa.” Il mondo dichiara che Israele “ha ‘occupato’ illegalmente le alture del Golan da quando ha sottratto la zona alla Siria” nella guerra dei sei giorni del 1967, come se “fosse sempre stato territorio siriano.” Ma il Golan è parte della terra “promessa ad Abraamo e alla sua discendenza” (Genesi 15:18-21). “Basan … fu conquistata sotto Mosè e Giosuè … circa 3500 anni fa [si veda Deuteronomio capitoli 3-4], ed era l’eredità della tribù di Manasse.”
La Francia e la Gran Bretagna si sono litigate il Golan dopo la divisione dell’Impero Ottomano, prima della fine della prima guerra mondiale. “Nell’accordo segreto Sykes-Picot del 1916, la Gran Bretagna ha ceduto alla richiesta della Francia che il Golan fosse incluso nel suo mandato per la Siria,” per via delle sue sorgenti d’acqua, ma i benefattori ebrei, attraverso il Fondo Nazionale Ebraico, “avevano già acquistato grosse porzioni della terra del Golan, in previsione dello stanziamento degli ebrei in quell’area …”
La Siria ha finito quindi per avere il Golan e, con l’indipendenza siriana, è stato reso una “gigantesca base militare,” impedendo ai civili di abitarvi, ad eccezione di “tre antichi villaggi drusi … Dalle loro posizioni fortificate … i cecchini siriani ogni giorno fanno pratica prendendo come bersagli gli agricoltori ebrei nei loro campi e i pescatori” sul Mar di Galilea. Questo bombardamento continuo “ha messo alla prova la determinazione israeliana … ma le tensioni sono arrivate al limite nel 1964,” quando la Siria ha iniziato “a deviare il corso delle acque del fiume Giordano” che passa per il Golan. “Alcuni storici dicono che sia stata questa … la causa all’origine del conflitto del 1967.” ("'Gift' of the Golan?" D. Parsons, ICEJ News Briefs, 29 Mar. 2019)
Dopo il gesto di Trump, l’Unione Europea ha rilasciato la seguente dichiarazione: “Noi non riconosciamo la sovranità di Israele sul Golan.” ("Israel will protect Europe, even if Europe doesn't deserve it," G. Meotti, Arutz 7 Op-ed, 27 Mar. 2019)
L’esperto di diritto internazionale Alan Dershowitz, ha detto che l’Europa non ha fornito “argomentazioni convincenti insieme alla sua solita pretesa che lo status quo non venga cambiato.” Ma il controllo di Israele sul Golan ha rappresentato lo status quo per 52 anni e la sua “legittima necessità di controllare le alture è solamente aumentata nel tempo per via della guerra con la Siria e dell’attuale presenza della milizia iraniana e dell’Hezbollah” lungo i suoi confini. Veramente l’Europa vuole che Israele ceda il Golan alla Siria oggi? “Esiste una nazione europea che abbia mai ceduto un territorio sopraelevato, quando costretta in una guerra difensiva, ad un nemico giurato?” Dopo le due guerre mondiali, “le nazioni europee hanno fatto delle modifiche territoriali per aiutare a preservare la pace. Perché l’Unione Europea dovrebbe sottomettere Israele ad un doppio standard che non ha mai imposto a se stessa?” ("Trump is right about the Golan Heights," A. Dershowitz, Gatestone Institute, 30 Mar. 2019)
Israele e Russia
A marzo ha avuto luogo a Mosca un importantissimo incontro tra Netanyahu e il presidente russo Putin. L’ex ambasciatore israeliano Zalman Shoval ha detto che l’argomento principale “è stato l’estensiva attività dell’Iran in Siria. Poiché lo stabilimento della Russia nella regione è diventato” realtà, “Mosca è ora un elemento centrale in qualsiasi situazione legata a tale contesto.”
L’Iran, la più grande ed immediata minaccia alla sicurezza d’Israele, sta “attivamente perseguendo il suo obiettivo di creare un corridoio strategico verso il Mediterraneo e aumentare le capacità e le attività dei suoi alleati come l’Hezbollah …” In risposta, Israele ha intrapreso “delle azioni sfaccettate per prevenire la formazione di un fronte iraniano in Siria.” Militarmente, c’è stato un significativo successo, ma il ruolo della Russia in ciò che accadrà ora è vitale.
“I rapporti tra Russia e Iran in relazione alla Siria sono basati sulla condivisione, non necessariamente su lunghe distanze, di interessi che entrambe vedono come reciprocamente vantaggiosi per il momento. Ma ci sono anche degli interessi opposti,” tali che “l’atteggiamento della Russia verso gli obiettivi strategici d’Israele, in modo particolare le sue operazioni militari,” è condizionata da diversi e spesso conflittuali fattori. Alcuni dicono che Mosca potrebbe perfino essere favorevole alle azioni anti-iraniane di Israele, “a condizione che non mettano a repentaglio i suoi diretti interessi o mettano in pericolo le forze russe in quella zona.”
Sotto Putin, “la Russia si batte per stabilire la propria posizione in Medio Oriente, non a spese d’Israele, ma piuttosto attraverso l’inclusione d’Israele.”
Shoval dice: “La storia della diplomazia di certo considererà un’enorme successo diplomatico l’azione di Netanyahu di bilanciamento dei rapporti basilari di Israele con l’America, e la sua pragmatica coordinazione con la Russia in Siria, senza che quest’ultima sia percepita a Washington come un elemento di influenza negativa per i suoi interessi globali. E Israele sta agendo saggiamente operando in totale trasparenza verso gli Stati Uniti in questo ed altri aspetti, tenendo a mente che gli Stati Uniti sono per Israele un alleato strategico e basato sul valore di vecchia data, mentre la Russia è una collaboratrice importante e pragmatica nel trattare determinate e particolari questioni.” ("The Netanyahu-Putin entente," Z. Shoval, JP Op-ed, 29 Mar. 2019)
L’idolo della pace nel mondo di oggi
La maggior parte del mondo chiede una pace tra i palestinesi e Israele basata sulla “soluzione dei due stati.” Non molto tempo fa ci fu un’altra “soluzione” al problema degli ebrei, la soluzione finale di Hitler! Ma per quanto bene possa suonare il termine “pace”, Israele non osa barattare la sua eredità da parte di Dio, la Terra Promessa, che è la Sua terra (Levitico 25:23; Gioele 3:2). Molto meglio avere Dio dalla parte d’Israele e il mondo contro di esso, piuttosto che avere il sostegno del mondo dopo che Israele abbia voltato le spalle a Lui (Salmi 118:6, 8-9).
A febbraio, un ufficiale anziano americano ha rifiutato la nozione che una sorta di “equivalenza” tra israeliani e palestinesi fosse necessaria per “mediare un definitivo accordo di pace.” Egli ha detto che l’amministrazione Trump “è fiera di sostenere Israele e non sente la necessità di provare a controbilanciare una dichiarazione pro-Israele con una carota per i palestinesi,” né gli Stati Uniti sono “imbarazzati di difendere Israele laddove Israele necessiti di essere difeso …”
Alla richiesta di un’opinione sul fatto che gli Stati Uniti non sono più un “mediatore onesto,” l’ufficiale ha negato. “Non crediamo che per lavorare su un accordo di pace ci sia bisogno di un’equivalenza in cui possiamo dire determinate cose su Israele solo se … diciamo qualcosa di simile anche per i palestinesi … [Noi] diciamo la verità. La verità può essere scomoda per alcune persone. Ma non possiamo risolvere il conflitto senza essere aperti ed onesti.”
L’ufficiale spera che una volta che il loro piano di “pace” sarà reso noto, e al momento attuale non lo è, i capi palestinesi vedranno quanto il loro popolo può guadagnare, ed ha aggiunto che “gli Stati Uniti non tenteranno di forzare nessuna delle parti ad accettare la proposta di pace …” ("US: The fact that we're pro-Israel doesn't mean we can't mediate peace," TOI, 5 Feb. 2019) Per il bene dell’America, preghiamo che quest’ultima dichiarazione sia vera!
Pace con chi?
La pace è un obiettivo meraviglioso, ma se c’è un nemico crudele che vuole tutte gli ebrei morti perché il ‘dio’ a cui è sottomesso lo comanda, allora non c’è nessuno con cui Israele possa realmente fare pace. Il mondo e molti nella Chiesa devono ancora digerire questa realtà.
Il musulmano arabo israeliano Khaled Abu Toameh ha rivelato come i palestinesi stanno ora usando “l’Islam per giustificare la loro veemente opposizione alla normalizzazioni dei rapporti con Israele.” Gli ufficiali dell’Autorità Palestinese hanno “messo in guardia gli stati arabi che la normalizzazione con Israele equivale al tradimento,” e “a pugnalare alle spalle i palestinesi.” Tuttavia, vedendo “che i loro appelli alle nazioni arabe stanno cadendo nel vuoto,” l’Associazione degli Studiosi Palestinesi, che si trova a Gaza, ha emanato una fatwa, un’opinione religiosa islamica, per trasformare “il conflitto con Israele in un conflitto religioso.”
Essa stabilisce che “la normalizzazione con il nemico sionista e la sua accettazione nella regione,” è molto pericolosa per “la comunità musulmana e una minaccia alla sua sicurezza, come pure una corruzione della sua dottrina …” Dà potere agli “ebrei sulla terra dei musulmani,” e implica “una resa agli infedeli …”
Essi ricordano ai capi arabi lo Statuto di Hamas che dice: “La terra della Palestina è una waqf islamica consacrata per le future generazioni di musulmani fino al giorno del giudizio.” Nessuna nazione, capo o gruppo arabo ha il diritto di cederne alcuna parte.
Questa fatwa mostra che “se alcuni arabi sottoscrivo un accordo di pace con Israele, ci saranno sempre dei musulmani che li denunceranno come ‘traditori’ e li accuseranno di agire contro il Corano e le leggi dell’Islam.” Questo elimina le possibilità che qualsivoglia capo palestinese accetti “qualunque forma di riconciliazione e normalizzazione con il ‘nemico sionista’.” ("Palestinians: No Peace or Reconciliation with the 'Infidels'," K. Abu Toameh, Gatestone Institute, 4 Mar. 2019)
Bassam Tawil, un musulmano arabo, ha detto che Hamas svia l’attenzione dei nemici del suo stesso governo che sono a Gaza attaccando Israele. Poi, quando Israele si difende, Hamas dice “alla sua gente che non c’è tempo per le lotte e le dispute interne ‘perché siamo sotto attacco da parte degli ebrei’.” Qualunque abitante di Gaza che osi criticare Hamas sarebbe allora bollato “come ‘traditore’ e ‘collaboratore’ del ‘nemico sionista’.”
Questo è accaduto di recente. Due razzi sono stati lanciati contro Tel Aviv “poco dopo che migliaia” di abitanti di Gaza avevano apertamente protestato contro “la terribile situazione economica del luogo, perché i fondi destinati a loro erano stati usati per finanziare il terrorismo,” ed hanno richiesto che “Hamas ponesse fine alle misure repressive contro il suo popolo …”
L’attacco missilistico e l’inevitabile risposta militare israeliana sui bersagli di Hamas e del Jihad Islamico, hanno bloccato la diffusione di tutte le notizie riguardanti queste proteste, nonché le feroci tattiche adottate da Hamas in risposta ad esse. Poco dopo, “gli ufficiali per la sicurezza di Hamas hanno aperto il fuoco su centinaia di pacifici manifestanti palestinesi.” Testimoni oculari riportano anche che molti bambini sono stati “battuti brutalmente” da Hamas.
Hamas ha sottratto il controllo di Gaza all’Autorità Palestinese dodici anni fa ed ha tenuto da allora in ostaggio i circa due milioni di abitanti del luogo. Anche molti palestinesi dicono che Hamas sta compiendo “crimini di guerra e crimini contro l’umanità.” Ma invece di occuparsi di Hamas, “gli ipocriti alle Nazioni Unite, i media internazionali e altri forum internazionali” attaccano Israele perché “si difende da razzi e missili che sono lanciati” sui civili israeliani.
Di recente “gli ‘esperti’ di diritti umani delle Nazioni Unite hanno dichiarato che Israele potrebbe aver commesso crimini di guerra sparando contro i manifestanti palestinesi che hanno cercato di penetrare il muro di confine tra Gaza e Israele ed infiltrarsi in Israele.” Eppure Hamas e il Jihad Islamico hanno ammesso che la maggior parte dei manifestanti sono loro membri. Perciò Israele viene “accusato di crimini di guerra perché difende i suoi confini dai tentativi terroristici di infiltrazione che hanno lo scopo di uccidere o rapire degli israeliani,” mentre i capi di Hamas la passano liscia mentre compiono “crimini di guerra contro gli ebrei e … contro il loro stesso popolo.” ("Hamas War Crimes against Israel, Palestinians," B. Tawil, Gatestone Institute, 18 Mar. 2019)
Le crescenti minacce dell’Iran contro Israele
Il dottor Majid Rafizadeh, un esperto di scienze politiche formatosi ad Harvard e presidente del Consiglio Internazionale Americano sul Medio Oriente, ha detto: “Le attività militari dell’Iran e le sue chiare minacce pubbliche di annientare Israele continuano a crescere in frequenza e intensità … Con simili terribili promesse di guerra, ci si aspetterebbe che i media e i politici internazionali,” dicessero qualcosa. Ma il comportamento dell’Iran è “accettato nel peggiore dei casi ed ignorato nel migliore.”
Uno dei “pilastri centrali e degli ideali più rivoluzionari” dell’Iran è vedere Israele distrutto. È anche una profezia religiosa del fondatore della Repubblica Islamica, l’Ayatollah Khomeini, e dell’attuale capo supremo, l’Ayatollah Khamenei. Entrambi dichiarano che Israele sarà cancellato dalle mappe e, come “crede la fondazione teocratica dell’Iran, il capo supremo è la rappresentazione di Allah sulla terra” e qualunque cosa esso dica “deve essere portato alla vita dai veri credenti in Allah.” Perciò l’obiettivo dell’Iran di annientare Israele compirà una “profezia religiosa” che risulterà in “vittorie strategiche e geopolitiche in Iraq, Siria, Yemen, Libano e Striscia di Gaza.”
Il vicecomandante dei Corpi di Guardia Rivoluzionaria Islamica ha detto di recente: “La nostra strategia è cancellare Israele dalla mappa politica globale;” e Khamenei ha scritto su Twitter: “Il regime sionista perirà” nel prossimo futuro. Rafizadeh ha detto che queste dichiarazioni sono basate sull’esito della guerra civile siriana, che ha permesso all’Iran di costruire lì delle basi militari, alcune delle quali vicino al confine israeliano.
Rafizadeh: “È assurdo che alcuni politici e governi, compresa l’Unione Europea, critichino Israele per la sua politica in Medio Oriente e poi facciano finta di nulla riguardo alla costruzione di basi militari iraniane presso i confini israeliani, tutto questo mentre l’Iran lancia missili e razzi in Israele dalla Siria, fornisce missili balistici all’Hezbollah e continua a minacciare di annientare Israele nel prossimo futuro. Quand’è che la comunità internazionale inizierà a prendere sul serio le chiare minacce verbali e le aggressioni fisiche dell’Iran? O forse la comunità internazionale segretamente avrebbe piacere di vedere Israele distrutto, sotto l’europea inversione orwelliana delle parole ‘processo di pace’? ("Iran Inches Closer to its Goal: 'Wipe Israel off the Map'," M. Rafizadeh, Gatestone Institute, 16 Mar. 2019)
La storia ha insegnato a noi ebrei a credere alle minacce dei nostri nemici più che alle promesse dei nostri amici! Eppure i nemici di Dio hanno proclamato la distruzione di Israele per quasi tremila anni (si veda Salmi 83:1-4); questa non è una novità e non accadrà.
La crescita dell’antisemitismo
Il più ampio sondaggio mai eseguito sull’antisemitismo (16.400 intervistati in 28 nazioni europee) ha rivelato che il 38% degli ebrei d’Europa sta pensando di andarsene a causa della recente crescita dell’antisemitismo. L’89% ha detto che l’antisemitismo in Europa “è aumentato in modo significativo negli ultimi cinque anni,” e circa un terzo ha confessato di esserne stato vittima. I commenti antisemiti più comuni riportati comprendevano: “gli ebrei hanno troppo potere e troppa influenza”; “gli ebrei sfruttano l’Olocausto per i loro interessi”; “Israele minaccia i palestinesi come i nazisti minacciavano gli ebrei.” ("Survey: 38% of Jews in Europe are thinking about leaving," Israel Hayom, 9 Dec. 2018)
Antisemitismo islamico
Rafael Castro, un analista politico formatosi a Yale e all’Università ebraica, ha scritto: “Molte persone colte credono che l’antisemitismo sia un fenomeno spiacevole, ma allo stesso tempo recente, nel mondo musulmano. Nella loro visione storica islamofila, ebrei e musulmani vivevano insieme in pace finché il Sionismo non ha rovinato la loro idillica coesistenza. Questo argomento implica che gli ebrei siano da incolpare per l’antisemitismo nel mondo musulmano.” Quindi il peso di ristabilire la pace in Medio Oriente grava sugli ebrei.
Prima del 1948, il mondo musulmano era “meno inospitale per gli ebrei rispetto all’Europa,” ma da questo, concludere “che la tolleranza islamica è stata il precursore del rispetto delle minoranze religiose proprio delle moderne democrazie liberali, è un insulto ad ebrei, induisti, buddisti, zoroastriani, aleviti, armeni, yazidi ed altre minoranze religiose massacrate in nome dell’Islam.”
La rinascita d’Israele ha innescato “l’odio per gli ebrei nel mondo islamico, paragonabile solo a quello dei nazisti tedeschi. Il fatto che Hamas preferisca far morire di fame i bambini di Gaza piuttosto che coesistere con un vicino ebreo” ne è un esempio, come lo è l’odio che si trova in molte pagine dei social media musulmani locali. “Dichiarazioni come il fatto che gli ebrei siano la forza trainante dietro l’ISIS, che i banchieri ebrei siano da incolpare per la miseria delle nazioni musulmane, che gli israeliani trattino i palestinesi peggio di come i nazisti hanno trattato gli ebrei,” si trovano tutte qui.
Ma poiché i musulmani massacrati da altri musulmani sono di più di quelli uccisi da Israele dal 1948, possiamo comprendere questo fatto solo considerando che storicamente “la benevolenza islamica verso gli ebrei” è stata basata sulla totale “sottomissione degli ebrei alla supremazia islamica. La docilità degli ebrei” ha provato ai musulmani che l’Islam era la fede suprema.
“La fondazione d’Israele ha scosso la fiducia islamica fin dalle fondamenta.” All’inizio, molti si aspettavano che Israele venisse sconfitto da Allah, in base alle “scritture islamiche che deridono gli ebrei perché amano vigliaccamente la pace ed evitano gli spargimenti di sangue. Nonostante ciò, Israele non ha fallito ma anzi, come dice Ezechiele 37:10, è diventato “un esercito grande, grandissimo.”
Castro ha detto che i valori d’Israele cozzano con l’ideologia islamica. Israele, che “abbraccia la pace e la giustizia come valori fondamentali, dove la diversità religiosa viene accolta e rispettata e dove i capi … laici o religiosi, sono apertamente sottoposti alla critica e alla satira, rappresenta la più grande minaccia alla loro visione del mondo.” ("Is Islamic anti-Zionism comparable to Nazi anti-Semitism?" R. Castro, Arutz 7 Op-ed, 14 Dec. 2018)
Chuck e Karen Cohen