Shalom da Sion
Come molti di voi sanno, il nostro caro amico e collaboratore di Chuck in Intercessori per Israele, Eliyahu Ben Haim, è andato con il Signore a giugno. È stato un evento inaspettato. Il gruppo direttivo ha chiesto a Chuck di continuare come direttore di IFI, perciò vogliamo chiedervi di pregare per noi e per il ministero di IFI.
Sentinella, a che punto è la notte? …
La sentinella risponde: «Viene la mattina, e viene anche la notte» …
(Isaia 21:11b-12a) In Isaia 60:1-2, il profeta dice anche: Sorgi, risplendi, poiché la tua luce è giunta, e la gloria del SIGNORE è spuntata sopra di te! Infatti, ecco, le tenebre coprono la terra e una fitta oscurità avvolge i popoli; ma su di te sorge il SIGNORE e la sua gloria appare su di te.
Siamo nel tempo in cui la mattina, la luce e la gloria stanno splendendo sia sopra che dentro Israele e la rimanenza dei credenti, mentre la profetica fitta oscurità
avvolge i molti che sono fuori dal regno di Dio.
Altri passi nella Scrittura descrivono questa dicotomia. Quando le piaghe colpirono gli egiziani, i figli d’Israele furono protetti (Esodo 8:22; 9:26). La sera di Pasqua, il sangue dell’agnello protesse dal giudizio di Dio coloro che lo applicarono (Esodo 12:12-13), mentre i primogeniti, sia degli uomini che degli animali, che non si trovarono protetti dal sangue, morirono (Esodo 12:29). Presso il Mar Rosso, la presenza di Dio tra gli egiziani e gli israeliti era una nuvola tenebrosa
per l’Egitto, ma luminosa per il Suo popolo (Esodo 14:19-20).
Paolo ci dice che dobbiamo aspettarci una simile separazione in questi ultimi giorni e che noi, figli di luce, non dobbiamo sorprenderci nel vedere la fitta oscurità che avvolge il mondo (1 Tessalonicesi 5:1-9). Stiamo attenti a ciò che dice lo Spirito: Perché voi tutti siete figli di luce e figli del giorno; noi non siamo della notte né delle tenebre. Non dormiamo dunque come gli altri, ma vegliamo e siamo sobri.
(1 Tessalonicesi 5:5-6) Questa è un’eco del comandamento del Signore per quando sapremo che Lui è alla porta: State in guardia, vegliate, poiché non sapete quando sarà quel momento.
(Marco 13:33)
La Bibbia: L’atto d’appartenenza della terra d’Israele
È una risposta alle preghiere quando leggiamo di ufficiali israeliani che usano la Parola di Dio per sostenere il diritto d’Israele su questa terra! Quale posto migliore per ascoltarla se non la “fossa dei leoni” di questo mondo, cioè le Nazioni Unite. In aprile, quando gli è stato chiesto, durante una speciale sessione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, di citare una fonte del legame degli ebrei con questa terra, l’ambasciatore israeliano presso le Nazioni Unite Danny Danon ha detto: “La Bibbia, la storia, la legge internazionale e il perseguimento della pace e della sicurezza internazionali.”
Poi ha indossato la kippah [il copricapo], ha aperto la Bibbia e ha letto a voce alta il patto di Dio con Abraamo in Genesi 17: Stabilirò il mio patto fra me e te e i tuoi discendenti dopo di te, di generazione in generazione; sarà un patto eterno per il quale io sarò il Dio tuo e della tua discendenza dopo di te. A te e alla tua discendenza dopo di te darò il paese dove abiti come straniero: tutto il paese di Canaan, in possesso perenne; e sarò loro Dio.
Ha alzato la Bibbia e ha detto al concilio: “Questo è l’atto di appartenenza della nostra terra … Dal libro della Genesi, all’esodo degli ebrei dall’Egitto per ricevere la Torah sul monte Sinai, e fino alla realizzazione del patto di Dio nella terra santa d’Israele, la Bibbia dipinge un quadro consistente” della connessione del popolo ebraico con la terra d’Israele.
Danon ha detto che l’Ebraismo, il Cristianesimo e l’Islam “affermano” tutti questa connessione, aggiungendo: “La vera pace sarà possibile quando questi quattro pilastri saranno realizzati. 1) I palestinesi devono accettare e riconoscere lo Stato ebraico d’Israele; 2) I palestinesi devono porre fine alla loro campagna di incitamento; 3) Cooperazione regionale; 4) Israele non comprometterà mai la nostra sicurezza.” ("…Israel's Ambassador takes out Bible at UN to prove Jewish People's claim to Israel," CBN News, 1 May 2019)
Il suo “discorso biblico” è diventato virale sui social media e su YouTube, ed è stato tradotto in “spagnolo, polacco, francese, portoghese e turco.” Nel giorno dell’indipendenza d’Israele, la CNN ha intervistato Danon a proposito di questo. Lui ha detto: “Questo discorso ha avuto risonanza” per via della verità della “connessione eterna” di Israele con la sua terra.
Quando gli hanno chiesto della “pace”, ha chiarito che i confini dell’armistizio del 1948, alla fine della guerra d’indipendenza, non sono confini internazionali e che gli arabi hanno perfino preteso che tali confini “non fossero permanenti.” Perciò le comunità ebraiche in Giudea e Samaria, ossia ‘la Cisgiordania’, non infrangono dei confini internazionali. “Sono stabiliti in territori strategici per la sicurezza d’Israele” e, in base agli accordi di Oslo, saranno considerati come una questione di stato definitiva.
Ha detto che gli arabi hanno scelto la violenza ancora prima che venisse stabilito qualunque insediamento. L’Organizzazione per la Liberazione della Palestina è stata fondata nel 1964, prima della guerra dei sei giorni del 1967. ‘Cosa dovevano liberare prima del 1967? Nel 1964 non esisteva nemmeno un insediamento in Giudea e Samaria e il nostro diritto ad esistere veniva già rifiutato’.” ("Israeli Ambassador's 'Bible speech' at UN goes viral," JP, 18 May 2019)
A luglio, il primo ministro israeliano Bibi Netanyahu ha pubblicato su Twitter dei link ad uno studio sul DNA che prova che i Filistei della Bibbia provenivano dal sud dell’Europa, quindi non sono connessi con i palestinesi odierni.
L’Autorità Palestinese ha detto che stava mentendo e cercando di cancellare “l’esistenza nazionale del popolo palestinese nella propria patria” e stava trasformando “un conflitto politico in un conflitto di natura etnica e religiosa.” ("PA outraged by Netanyahu's statement," Arutz 7, 9 July 2019) Eppure l’Autorità Palestinese sta facendo una cosa simile da decenni.
Pace, pace, mentre pace non c’è.
(Geremia 6:14; 8:11)
Il mondo pretende ancora la “pace” tra una disillusa nazione israeliana, che ha tentato la pace ed ha ricevuto letteralmente solo sangue sulle proprie strade, e un intransigente governo palestinese la cui idea di “pace” è del tutto islamica: se tutti si sottomettono ad Allah, allora c’è “pace”. Eppure l’amministrazione americana pro-Israele ancora aspira all’accordo di pace “del secolo” del presidente Trump. Ma questa è la terra di Dio e rappresenta una calamità per coloro che scioccamente credono di poterne fare ciò che vogliono (Levitico 25:23).
Ben-Dror Yemini ricorda che J. Kerry, il segretario di stato dell’ex presidente Obama, ha dichiarato che “la povertà porta al terrorismo.” Date loro del denaro e il terrorismo scomparirà. Sfortunatamente, le recenti azioni del gruppo per la pace di Trump provano che nulla è cambiato. All’incontro sulla “pace e prosperità” economiche tenutosi a giugno nel Bahrain, Jared Kushner, capo del gruppo americano, ha portato avanti questa stessa falsa politica, anche se le persone intelligenti dovrebbero sapere che “questa è un’illusione.” La maggior parte dei poveri non sceglie il terrorismo, ma molti terroristi musulmani non sono poveri.
Yemini dice che “il lavaggio del cervello e l’incitamento” hanno maggiore impatto di “denaro e prosperità … l’errore di Kerry era nella sua teoria sulla povertà e il terrorismo.” Kushner sta dunque ripetendo un simile errore? ("Kushner is repeating the same mistake," B. Yemini, Arutz 7 Op-ed, 22 June 2019)
L’arabo israeliano Khaled Abu Toameh ha detto: “I palestinesi in questo momento vengono corteggiati dall’Arabia Saudita e da altri stati arabi perché partecipino” alla conferenza guidata dagli Stati Uniti il cui obiettivo è aiutarli a costruire una società prosperosa e autosufficiente incoraggiando un investimento di 50 miliardi di dollari. Eppure l’Autorità Palestinese ha boicottato tale incontro e ha rifiutato il piano, definendolo una “‘bustarella’ per manipolare i palestinesi affinché abbandonino i loro ‘diritti nazionali’.” Benché il loro rifiuto non sia una sorpresa, “la loro forte condanna” delle nazioni arabe che hanno partecipato è “un indicatore dello sdegno che i palestinesi provano verso i governanti e i governi arabi.”
La Fatah del presidente dell’Autorità Palestinese Abbas ha detto che chiunque parteciperà sarà considerato “un traditore,” e ha incitato i cittadini arabi a protestare di fronte alle ambasciate del Bahrain nelle loro rispettive nazioni. Incitando gli arabi ad opporsi ai loro capi, l’Autorità Palestinese ha spostato i suoi attacchi da “Trump e i suoi consiglieri ‘sionisti’, Kushner, Greenblatt e l’ambasciatore americano in Israele Friedman,” verso i capi di stato arabi che essi considerano “collusi” con Israele e con Trump.
Allo stesso tempo però, l’Autorità Palestinese ha supplicato “gli stati arabi per ottenere aiuti finanziari.” Perciò, essi condannano le nazioni arabe “per la partecipazione ad una conferenza mirante a rimpinguare l’economia palestinese e a migliorare le condizioni di vita,” ma con aperta sfacciataggine supplicano le stesse nazioni arabe per ottenere delle finanze urgentemente necessarie, chiedendo 100 milioni di dollari al mese “per aiutarli ad ‘affrontare la pressione politica e finanziaria’ da parte di Israele e dell’amministrazione americana …”
Abu Toameh dice che i palestinesi si rendono conto che “delle importanti nazioni arabe, comprese l’Arabia Saudita, l’Egitto, la Giordania e gli Emirati, non sono più pronte ad aspettarli” e hanno scelto di andare avanti con un piano di “prosperità e opportunità economiche sia per i palestinesi che per gli arabi.” La conferenza del Bahrain potrebbe risultare in un “divorzio” tra i palestinesi e gli arabi che hanno priorità diverse dal conflitto israelo-palestinese, “come ad esempio la minaccia dell’Iran e la loro personale incertezza economica …” ("Palestinians & the Bahrain Conference: Condemning Arabs while asking for Arab money," K. Abu Toameh, Gatestone Institute, 24 June 2019)
Il professore di scienze politiche dell’Università di Cincinnati, Abraham H. Miller, scrive che la storia prova che il conflitto arabo-israeliano “non riguarda il territorio, i confini o le finanze … Il conflitto arabo-israeliano riguarda solo una cosa: gli ebrei.”
Nel 1948, quando la Giordania occupò Giudea e Samaria (la Cisgiordania) non vi fu alcun oltraggio per gli arabi. Benché questa “occupazione territoriale fosse illegale,” la Giordania non fu demonizzata per aver prevenuto la formazione di uno stato palestinese. “Non ci furono manifestazioni” per la liberazione della ‘Palestina’. “La Giordania è una nazione musulmana che si è imposta su un’altra entità musulmana.”
La radice del problema è che Israele è uno stato ebraico. “Secondo la letterale interpretazione della legge islamica, una terra che sia stata islamica una volta, rimane islamica per sempre.” I fondamentalisti islamici vedono “la semplice esistenza d’Israele come inaccettabile, non negoziabile, e come un imperituro marchio di vergogna in una cultura dell’onore.” Come ha detto una volta Bin Laden: “Chiediamo ad Allah … che l’umma [la nazione islamica] riconquisti il proprio onore e prestigio, e innalzi di nuovo l’unica bandiera di Allah su tutte le terre islamiche sottratte, dalla Palestina all’Andalusia [Spagna].”
Dalla fine degli anni Trenta, gli arabi hanno fermamente detto no all’esistenza di uno stato ebraico sulla terra “islamica.” Dopo la guerra dei sei giorni, Israele voleva negoziare alcuni dei territori conquistati. Gli arabi si sono incontrati a Khartum e hanno dichiarato: “Nessun negoziato, nessun riconoscimento e nessuna pace.”
Arafat e Abbas hanno entrambi rifiutato l’offerta di creare uno stato palestinese. Il loro obiettivo era, ed è ancora, “l’eliminazione dello Stato ebraico, sia tramite una guerra di logoramento,” sia insistendo sul “diritto al ritorno” di quattro generazioni di “rifugiati”. ("The 'Deal of the Century,' D.O.A.," A. H. Miller, Daily Wire, 26 June 2019)
Pensavamo che Israele avrebbe avuto un nuovo governo
Sembra che Dio abbia risposto alle nostre preghiere; ma, nella Sua saggezza, non ha fatto formare un governo. È Dio che innalza i re e li abbassa (Daniele 2:21; 4:25b). Perché allora non ha permesso che venisse formato un governo guidato da Netanyahu/Likud? Non lo sappiamo. Le prossime elezioni nazionali israeliane si terranno il 17 settembre.
Continuiamo a chiedere a Dio di dare ad Israele un governo attraverso il quale Egli possa essere glorificato (Salmi 115:1-3). Il bollettino settimanale di preghiera di IFI vi tiene informati su ciò che il Signore ci dice mentre preghiamo a Sion (1 Timoteo 2:1-4). Unitevi a noi! [Iscrivetevi su www.ifi.org.il]
Benché Bibi non sia riuscito a formare una coalizione, ciò che ha scritto Mati Tuchfeld è comunque vero. “La ragione fondamentale” per cui gli israeliani lo vedono come la scelta migliore per guidare questa nazione “è puramente ideologica.” Lui è il primo capo di stato in decenni che abbia reso Israele “una potenza con cui dover fare i conti sul piano diplomatico.” Lo ha fatto senza discorsi sulla terra per la pace, provando che “il paradigma della sinistra per cui i discorsi sulla pace sono la chiave del valore diplomatico,” è semplicemente errato. ("A victory for the Netanyahu paradigm," M. Tuchfeld, Israel Hayom Op-ed, 13 Apr. 2019)
Per la sua fermezza nel proteggere la sicurezza d’Israele, e in risposta alle molte preghiere per lui, Dio ha onorato Netanyahu rendendolo una delle voci principali nell’odierna scena mondiale, che sia in grado di porsi tra Trump e Putin e parlare onestamente con entrambi.
L’ombra nera dell’Iran sul Medio Oriente
Mentre scriviamo, la tensione nella regione del Golfo Persico aumenta. L’Iran fa delle mosse aggressive, mirando a incutere nell’Occidente la paura di un’altra guerra in Medio Oriente e trattenendosi dal rispondere. Fino ad ora questo si è rivelato corretto, e tutto questo accade mentre l’Iran non possiede ancora delle armi nucleari!
Israele è l’unica nazione che sta resistendo militarmente all’aggressione dell’Iran. Non ha altra scelta se non continuare a combattere le aperte minacce dell’Iran alla propria esistenza. Ma quando l’Iran non sarà più il bullo terrorista del mondo, il mondo si volgerà ancora contro Israele, incolpandolo per la sua ‘sproporzionata’ risposta militare in luoghi come Gaza, il Libano e la Siria, dove gli alleati dell’Iran attendono ordini per attaccare gli ebrei?
Lo studioso di Harvard, il dottor Majid Rafizadeh, uno scienziato politico ed esperto di Islam e politica estera americana, ha scritto che i critici della politica di Trump verso l’Iran lo condannano per aver reimposto le sanzioni, credendo che la “politica più efficace” per trattare con i capi sciiti dell’Iran sia quella di accontentarli: “in altre parole, la pacificazione.”
Ma “le politiche pacificanti” sono già state usate durante gli otto anni di presidenza di Obama, e qual è stato il risultato? Quando Obama ha rimosso le sanzioni, l’Iran ha ricevuto la “legittimazione globale” dalla maggior parte delle nazioni, che ha portato “miliardi di dollari di entrate per le istituzioni militari iraniane, per i corpi della Guardia Rivoluzionaria [Islamica], come pure per i gruppi militari e terroristici dell’Iran.” Teheran ha usato quel denaro per espandere la sua influenza in Medio Oriente, in Siria, Iraq, Yemen e Libano.
I critici di Trump, riguardo alla sua dura politica verso l’Iran, hanno semplicemente “torto marcio.” Le sanzioni americane hanno “imposto una pressione significativa sul governo iraniano, al punto da” tagliare i fondi “ai loro alleati, i gruppi militari e terroristici.” Il presidente iraniano Rouhani ha ammesso che la Repubblica Islamica sta affrontando “la peggiore crisi economica” dalla sua creazione nel 1979, grazie alle sanzioni americane. Questo ha un impatto negativo sugli “sforzi dell’Iran di finanziare e sostenere i gruppi militari e terroristici nella regione.” ("The US sanctions on Mullahs are working," M. Rafizadeh, Gatestone Institute, 27 Apr. 2019)
Sottolineando il giorno della Memoria dell’Olocausto in Israele, presso il museo memoriale Yad Vashem, Netanyahu ha detto che l’Iran minaccia sempre Israele, perciò Israele usa i mezzi militari per bloccare “i tentativi dell’Iran di insediarsi vicino ai nostri confini … Contrariamente a quanto è accaduto durante l’Olocausto, ora possediamo la capacità e la volontà di difendere noi stessi … A coloro che ci augurano il male dico, proprio in questo preciso posto, che siamo tornati sulla scena storica … Abbiamo sconfitto i nostri nemici in passato e, a Dio piacendo, sconfiggeremo anche voi.” ("In Holocaust memorial address, PM denounces 'systematic vilification' of Israel," TOI, 1 May 2019)
La profezia biblica e le notizie attuali
Seth Frantzman dice che “l’emergente alleanza tra Russia e Turchia sul fronte della difesa e dell’energia,” avrà un enorme impatto “sul Medio Oriente e su Israele.” La Turchia ha comprato “il sistema di difesa aereo russo S-400,” e queste nazioni stanno implementando la “rete di condutture TurkStream” per trasportare il gas attraverso il Mar Nero dalla Russia alla Turchia.
Turchia e Russia lavoreranno inoltre a stretto contatto “per porre fine al conflitto siriano” e ad altri problemi regionali e globali. La Turchia si sta distaccando “dalla sua tradizionale alleanza con gli Stati Uniti,” e si sta concentrando su un’alleanza con la Russia e con altri, che nel lungo periodo potrebbe portare ad un blocco “Russia-Siria-Iran-Turchia-Qatar.”
“Questo comporta delle implicazioni a lungo termine per Israele,” che è uno stretto alleato degli Stati Uniti e “si oppone attivamente alla presa di potere dell’Iran …” Fino alla metà degli anni Duemila, Israele e la Turchia erano alleati, “ma ciò è andato scemando con la Turchia di Erdogan. Anche la Russia e Israele godono oggi di buoni rapporti, ma cosa accadrà se i loro rispettivi interessi inizieranno a collidere in luoghi come la Siria, dove già esistono forti tensioni?” ("Russia & Turkey are becoming allies, overshadowing Israel," S. J. Frantzman, JP Analysis, 29 July 2019)
Quando la Turchia ha ottenuto il sistema russo S-400, gli Stati Uniti l’hanno rimossa dal loro programma F-35 (una risposta alle preghiere). Se l’Iran si allea con la Russia e corteggia la Turchia, abbiamo le nazioni nominate in Ezechiele 38 unite in un modo che si pensava fosse impossibile fino a poco tempo fa: Magog = Russia e/o Turchia; Persia = Iran.
Il giornalista italiano Giulio Meotti riassume la fine della civiltà occidentale. In Normandia, nel 75° anniversario dello sbarco degli alleati, Trump ha declamato i nomi dei 9.388 soldati americani che sono morti lì, “l’orgoglio della nostra nazione.” Meotti ha onorato questi americani “che hanno dato all’Europa la libertà dalla tirannia della svastica nazista,” ma ha aggiunto che l’attuale mentalità europea è anti-occidentale e anti-americana, con un “odio patologico per Trump …”
Questo modo di pensare “si rivela in un pacifismo suicida, soprattutto in Germania, una nazione molto ricca, ma mai ricca abbastanza per versare un euro nelle casse della NATO e nelle propria difesa. Si rivela nella nuova religione europea: il cambiamento climatico,” e nel rifiuto dei confini nazionali da parte dell’Unione Europea. In America questa mentalità anti-occidentale si vede nella generazione più giovane, talmente indottrinata dagli insegnanti socialisti da odiare il suo stesso sistema di governo, che è stato per lungo tempo l’invidia del mondo.
Mentre “l’identità europea” è svanita, esiste un consenso su due fronti: anti-americanismo e anti-sionismo. La bandiera americana e quella israeliana vengono entrambe bruciate sia a Teheran che nelle capitali europee.” ("D-Day? Europe is imbued with anti-Americanism," Giulio Meotti, Arutz 7 Op-ed, 7 June 2019)
La ragione della direzione anti-biblica dell’America di oggi risiede nella Chiesa. Un ampio sondaggio ha messo in luce il discredito e l’ignoranza della Parola di Dio. Guardando l’America oggi, lo storico cristiano D. Barton ha chiesto non “Dov’è andato Dio?”, ma “Dov’è il Suo popolo?” Barton, insieme a George Barna, un sondaggista cristiano, ha detto che un sondaggio condotto su 384.000 chiese e pastori “riguardo ai valori e ai principi cristiani,” ha mostrato che il “72% delle chiese e dei pastori [americani] non sono d’accordo con la Bibbia e i suoi insegnamenti.”
Solo il 28% crede sia nella Bibbia che nella sue dottrine. In quest’ultimo gruppo, benché “il 97% dica che la Bibbia parla esplicitamente di trattare argomenti politici attuali,” tuttavia essi rifiutano di predicare su tali temi, perché sono politici! Solo il 3% dei pastori è disposto a parlare di ciò che dice la Bibbia “se è anche nelle notizie.”
Il sondaggio ha mostrato anche che “solo il 14% dei cristiani legge la Bibbia ogni giorno,” e meno del 10% ha una visione biblica del mondo!
Il frutto delle sdegno verso la Parola è una cultura che diventa ogni giorno più anti-Dio. Barton: “Attualmente siamo in una condizione descritta … nella Bibbia come il luogo dove ognuno fa ciò che ritiene giusto,” e si chiede di nuovo “Dov’è il popolo di Dio? Perché hanno smesso di studiare la Sua Parola e perché non credono più a ciò che Lui dice?” ("D. Barton: Only 2.8% of American Pastors are willing to preach these biblical truths," The Strang Report, www.charismamag.com, 9 July 2019)
Uno degli obiettivi della teologia dell’umanesimo è cancellare ogni differenza tra popoli, razze e perfino sessi. Il rabbino americano Eli Kavon si è occupato di una di queste aree, l’errata idea che se tutti gli esseri umani parlassero un’unica lingua ci sarebbero pace e armonia mondiali. Questo obiettivo di “pace e comprensione internazionali” tramite una lingua universale, ignora la realtà e la storia, che è piena di “esempi di popoli che parlavano la stessa lingua” che si sono massacrati a vicenda.
Inoltre, se tutti parlassero e scrivessero in un’unica lingua, ciò distruggerebbe “la creatività e la diversità che sono al centro del genio delle singole civiltà.” Benché alcuni possano obiettare che con un’unica lingua la storia “sarebbe stata una questione calma, senza guerre e difficoltà,” tuttavia all’opposto “una lingua monolitica aprirebbe la via alla forzata uniformità e al totalitarismo.”
Kavon: “Il nazionalismo non dovrebbe essere nemico della globalizzazione, ma dovrebbe mitigare un universalismo che deruba gli individui, le civiltà e le nazioni della loro identità unica. Un unico ordine mondiale impoverisce la creatività e il genio e innesca l’assunto che le identità nazionali, religiose e culturali siano malvagie e nefaste,” e deruba i popolo della loro storia, la loro eredità, la loro cultura e fede, imponendo un sistema generico basato sul mito che tutti possono essere cittadini del mondo.” Ma non esistono cittadini del genere; tutti noi possediamo “un’eredità unica attraverso un unico popolo e un’unica nazione …” Rifiutare o negare questa realtà porta a negare chi siamo e ad avere atteggiamenti “autodistruttivi e di odio verso se stessi.” ("No return to Babel," E. Kavon, JP Op-ed, 19 May 2019)
Antisemitismo e aliya
Mentre l’antisemitismo perseguita apertamente la terra, noi preghiamo per gli ebrei in esilio affinché vedano le parole diabolicamente ispirate e piene d’odio e le svastiche sui muri delle sinagoghe e sulle lapidi delle tombe ebraiche. Noi consideriamo questi eventi come il momento in cui Dio ha rilasciato i cacciatori perché spingano il Suo popolo a tornare a casa (Geremia 16:16), ma è anche un avvertimento per il mondo, soprattutto per il malvagio Occidente, poiché la lezione così spesso ripetuta della storia è che ciò che è iniziato contro gli ebrei, ben presto ha preso di mira anche il resto della società (Romani 2:9-10).
Herb Keinon, del Jerusalem Post, ha citato una frase del comico americano Tom Lehrer dal National Brotherhood Week del 1965; “Oh, i protestanti odiano i cattolici, e i cattolici odiano i protestanti, e gli induisti odiano i musulmani, e tutti odiano gli ebrei.” Ha aggiunto che, benché non “tutti odino gli ebrei,” Lehrer, un comico, ha usato questa esagerazione per far capire il concetto esponendo una triste verità, cioè che l’antisemitismo ha sempre unito varie divisioni nell’umanità.
L’autore israeliano di origine argentina G. Perednik, lo riassume nel suo libro Judeophobia. “Gli ebrei sono stati accusati dai nazionalisti di essere i creatori del Comunismo; dai comunisti di aver diretto il Capitalismo. Se vivono in nazioni non ebraiche, vengono accusati di essere dei doppiogiochisti; se vivono nello Stato ebraico, di essere razzisti. Quando spendono i loro soldi, vengono rimproverati di ostentare; quando non li spendono, di essere avari. Vengono chiamati cosmopoliti senza radici o sciovinisti incalliti. Se sono assorbiti socialmente, vengono accusate di essere quinte colonne, se non lo sono, di essere asociali.”
Oggi c’è la tendenza a politicizzare tutti gli atti antisemiti e ad usarli contro i propri avversari politici. “Ma l’antisemitismo è molto più grande di tutto questo.” Contagia sia la destra che la sinistra. “È un filo conduttore onnipresente nel mondo musulmano,” si trova perfino tra gli ebrei ed è qui per restare. “Possiamo prendere atto della sua resilienza. Ma è un punto fisso dell’umanità.” Come dice l’Haggadah di Pasqua, “In ogni generazione i popoli si muovono per distruggerci,” frase che viene poi seguita da “Ma il Santo ci libera dalle loro mani.”
I credenti dicono amen, i non credenti scuotono la testa o rigettano la menzione di Dio, “ma la storia ebraica è un testamento della sopravvivenza degli ebrei a dispetto dell’onnipresente odio … che si protrae nei secoli e passa da una forma all’altra.”
Anche se “l’antisemitismo non scomparirà,” l’odierno Israele può fare un’enorme differenza. Oggi gli ebrei “hanno i mezzi per … proteggersi e difendersi a livelli che erano impensabili un secolo fa.” ("Anti-semitism & the altered state of the Jews," H. Keinon, JP Op-ed, 29 Apr. 2019)
Seth Frantzman ha affrontato il problema del “non sapevo che fosse antisemita” in messaggi su Twitter, vignette politiche e diverse altre piattaforme mediatiche in Occidente. “In ogni caso la scusa è sempre che qualcuno ha commesso un errore, che stava solo facendo ‘lo sciocco’ o che ha scritto troppo in fretta e non ha ‘fatto caso’ all’antisemitismo.” Ma cos’è molto più verosimile, “che un gran numero di persone pubblichi dei post razzisti e dica cose razziste e sia tutto un errore,” oppure che queste stesse persone siano abitualmente “anti-ebree perché è considerato normale nel loro ambiente?”
Queste non sono coincidenze; “nessun altro gruppo come gli ebrei è soggetto, in America o in Occidente, ad un simile abuso, sistematico e quotidiano, da parte di fonti ben note sui social media.” Soltanto pochi decenni dopo l’Olocausto, il razzismo e l’antisemitismo occidentali sono venuti allo scoperto. Che siano razzisti in modo inconscio o apertamente, nessuno “disegna ‘per sbaglio’ un fumetto con una Stella di David.”
In America c’è uno scandalo antisemita almeno una volta al mese, eppure molti “ignorano l’importanza di essere antirazzisti quando si tratta di ebrei … Nessun’altra minoranza riceve un tale odio costante con un così basso livello di aspettativa sul fatto che il colpevole imparerà la lezione e smetterà di agire in quel modo.” Usare termini come “errore” o frasi come “è stata una cosa stupida” non sono scuse valide. “Il razzismo non è un errore. Il razzismo è una visione del mondo … un veleno della mente …”
“Che le società occidentali sembrino bisognose di istruire le persone più istruite,” i vignettisti politici, i politici, gli attori, i pochi privilegiati che hanno l’influenza più vasta, su come non essere “razzisti e antisemiti,” ci mostra come “il vero problema sia ben più profondo. Per anni l’antisemitismo è stato ritenuto normale.” Perché tanti dicono di non riconoscerlo, quando invece vedono chiaramente il razzismo contro i neri? E come mai “una civiltà che mette le persone nelle camere a gas per il fatto di essere ebree e le costringe ad indossare la Stella di David prima di ucciderle in massa, all’improvviso non nota più la Stella di David? Abbiamo un milione di bambini ebrei … uccisi dai nazisti tedeschi in un crimine che è diventato il riferimento culturale più comune nella maggior parte delle nazioni occidentali, eppure in qualche modo la Stella di David con cui venivano mandati a morire non balza automaticamente agli occhi e non ci si pensa due volte prima di metterla in una vignetta con dei cani [nel NY Times] o nei vari meme?” ("The shameful rise in antisemitism behind Cusack's anti-Semitic tweet," S. J. Frantzman, JP Op-ed, 20 June 2019)
Yigal Carmon, presidente dell’Istituto di Ricerca Mediatica del Medio Oriente, ha detto in una recente intervista che la minaccia alla libertà americana viene dai terroristi jihadisti come frutto “dell’incitamento ideologico da parte dei predicatori nelle moschee,” ma ci sono anche “suprematisti bianchi, neo-nazisti, fascisti, altri” che “rappresentano una minaccia mortale per gli ebrei, le persone di colore” e la comunità LGBTQ. “Questo letale attacco su due fronti” sta dando origine ad una situazione “dove una vita comunitaria dignitosa e sicura per gli ebrei in America è praticamente impossibile …”
Quando ha cercato di mettere in guardia le organizzazioni ebraiche americane sulle scoperte del MEMRI, è rimasto scioccato nel vedere che i capi delle comunità ebraiche avevano paura di affrontare questo problema “in maniera proattiva e globale.” Non solo “temevano per la loro sicurezza personale,” ma temevano anche di sfidare apertamente “i radicali islamici” e di essere poi accusati di islamofobia. Cermon: “Dunque, mentre i predicatori islamici sono liberi di incitare all’uccisione di ebrei … contraddirli è islamofobico.” ("Supremacists, jihadis form '2-pronged attack' threatening Jews in US," Israel Hayom, 27 June 2019)
Tutto quanto sopra esposto rende l’aliya un essenziale soggetto di preghiera, di sostegno finanziario e di lavoro per il Corpo del Messia oggi.
Gli ebrei che difendono Gesù
Quando i palestinesi dichiarano che Gesù è uno di loro, la Chiesa spesso rimane in silenzio. Ma gli israeliani no, poiché sempre più ebrei difendono apertamente l’ebraicità di Gesù. Quindi la Chiesa permette, per motivi di correttezza politica, che venga divulgato un altro Gesù, mentre gli ebrei difendono quello storico vero!
Speriamo che siate d’accordo, perché se il Gesù in cui confidate non era, e non è tuttora, un ebreo, allora credete in un altro Gesù (un Cristo cosmico?) e in un altro vangelo che non sono collegati alla promessa di Dio ad Abraamo (Genesi 12:3b; cfr. Galati 3:8), e ciò vi lascia scoperti all’inganno di un altro spirito, poiché lo Spirito Santo di Dio reca testimonianza solo del Re degli Ebrei, il Re dei re e Salvatore del mondo, il Signore Yeshua (Giovanni 16:14).
A luglio, l’organizzatrice della Marcia delle Donne e attivista di estrema sinistra Linda Sarsour, ha scritto su Twitter: “Gesù era un palestinese di Nazaret ed è descritto nel Corano come un uomo di pelle scura con i capelli crespi.” Il suo messaggio ha suscitato “critiche e scherno,” poiché molti utenti hanno fatto notare che “Gesù era indiscutibilmente ebreo e che a quel tempo non esisteva alcuna identità palestinese né terra di Palestina.” Questo nome risale al 132 d.C., quando l’imperatore romano Adriano ribattezzò la Terra d’Israele ‘Siria Palestina’.
Allora Sarsour ha replicato: “Gesù nacque a Betlemme … Betlemme è in Palestina. È attualmente occupata militarmente da Israele e ospita una bellissima comunità prevalentemente cristiana palestinese. Sì, il luogo di nascita di Gesù è occupato militarmente.”
Il figlio di Bibi, Yair, ha risposto: “Sulla croce sopra la testa di Gesù c’era la scritta ‘INRI’ … che in latino significa ‘Gesù il nazareno, re dei giudei’ … La Bibbia dice che Gesù nacque e crebbe in Giudea!” ("PM's son hits Sarsour for 'Jesus was Palestinian' claim," Arutz 7, 8 July 2019)
Amiamo il fatto che il figlio di Netanyahu abbia dichiarato la verità su Yeshua, nonostante la sua personale relazione con il Messia in questo momento. Signore, salva lui e la sua famiglia. Amen.
E tutto Israele sarà salvato … Per quanto concerne il vangelo, essi sono nemici per causa vostra; ma per quanto concerne l’elezione, sono amati a causa dei loro padri.Romani 11:26a, 28
Chuck e Karen Cohen