Shalom da Sion
La Parola di Dio è la nostra roccia, soprattutto ora che sembra Lui stia scuotendo ogni cosa (Isaia 2:19-21; Gioele 3:16; Aggeo 2:6-7). La ragione per cui confidiamo nella Sua Parola è che essa viene da Lui. Se riceviamo un’e-mail da qualcuno che sappiamo essere degno di fiducia, tendiamo a credere a quello che c’è scritto. Se una persona ha un trascorso di menzogne, tenderemo invece a considerare l’e-mail in modo più critico, giustamente.
La maggior parte delle Bibbie in italiano traducono Salmi 138:2b in questo modo: Tu hai magnificato la tua parola oltre ogni Tua fama.
Ma la terminologia ebraica è meglio tradotta con: Tu hai magnificato la Tua Parola sopra ogni Tua fama.
La Sua Parola è fondata sul Suo nome, la Sua identità e il Suo carattere. Egli è la Verità, perciò tale è anche la Sua Parola (Giovanni 14:6; 17:17). Egli è degno di fiducia, come la Sua Parola (Deuteronomio 7:9; Salmi 119:86, 138; Isaia 25:1). Sia Lui che la Sua Parola sono luce (Giovanni 14:6; Filippesi 2:16) ed eterni (Deuteronomio 33:27; Salmi 119:89; 1 Giovanni 5:7).
Un modo sicuro per discernere ciò che sta accadendo nel mondo oggi non è leggere i titoli dei giornali, ma leggere e meditare e pregare sui Suoi titoli, scritti nella Sua Parola!
Israele ha un nuovo governo
Con una miracolosa e davvero improvvisa svolta degli eventi, si è formato un governo unitario tra il primo ministro Bibi Netanyahu e il principale leader del partito Blu e Bianco, Benny Gantz. Questo ha portato alla rottura di quest’ultimo con i rimanenti partiti che ora guidano l’opposizione ed ha lasciato il partito di Avigdor Liberman fuori dal governo. Per favore, ricordate che per restare aggiornati sulla situazione attuale di Israele potete richiedere i Soggetti di Preghiera del venerdì di IFI o leggerli online ogni settimana su www.ifi.org.il.
Il piano di “Pace e Prosperità” del presidente americano Trump
Reso pubblico a gennaio, rappresenta una buona/cattiva notizia per Israele, con una maggioranza di parti buone.
Parti buone: I palestinesi saranno finalmente ritenuti responsabili per il loro odio verso gli ebrei e il loro obiettivo di distruggere Israele. Quello che devono fare perché l’America riconosca una “Palestina” è impossibile sotto i loro attuali capi o la loro nuova generazione, che viene sottoposta al lavaggio del cervello con un violento antisemitismo. Devono dichiarare Israele patria degli ebrei; rinunciare alla “marcia del ritorno” dei loro cosiddetti “rifugiati”; disarmare Hamas e il Jihad Islamico a Gaza; accettare uno stato demilitarizzato; accettare un’enclave alla periferia di Gerusalemme come loro capitale. Dovranno anche accontentarsi del 70% della “Cisgiordania”; riscrivere tutti i loro libri di storia per indicare gli ebrei come partner di “pace” anziché come agenti satanici che devono essere massacrati; e dovranno interrompere il sostegno economico dei terroristi detenuti in Israele.
Parti cattive: Israele deve accettare anticipatamente la creazione di una “Palestina” e potranno esservi altre cose non in linea con la Parola di Dio. Ma la storia contemporanea ci mostra che questo è esattamente ciò che fece il primo capo del governo d’Israele, Ben Gurion, accettando il Piano di partizione delle Nazioni Unite nel 1947, e guardate in che modo Dio lo ha usato per estendere le tende d’Israele. Inoltre, se Trump manterrà la sua parola, Israele potrà annettere il 30% in più della Giudea e della Samaria, compresa la Valle del Giordano, che è essenziale per la sicurezza. Deuteronomio 7:22 ci fornisce un principio biblico al riguardo. Dio dice che non darà ad Israele tutta la terra in una volta sola, altrimenti le bestie la invaderebbero.
Questo accordo non è tutto bianco o nero, ma Dio regna comunque e noi intercediamo da questo fondamento, chiedendo che Lui ci guidi per mezzo del Suo Spirito.
Quando il piano è stato rivelato, Netanyahu ha detto che Trump è il “miglior amico che Israele abbia mai avuto alla Casa Bianca.” Egli ha elencato i punti descritti sopra in favore dell’accordo, aggiungendo che “il piano non sradica nessuno dalla propria casa, né israeliani né palestinesi,” e che il piano di Trump ha distrutto la “grande bugia” secondo cui Israele occupa illegalmente la sua patria storica. ("As peace plan rolls out, Netanyahu says he will annex Jordan Valley, settlements," TOI, 28 Jan. 2020)
Israel Today ha detto che fin dagli accordi di Oslo del 1993, “la formula caratteristica dei processi di pace in Medio Oriente stabiliva di accettare le posizioni palestinesi, chiudere un occhio sulle loro trasgressioni,” dato che erano “oppressi,” e pretendere “delle dolorose concessioni da parte di Israele.” Il piano di Trump ha ribaltato questo schema. Un commentatore mediatico israeliano ha detto: “Israele guadagna le sue concessioni immediatamente e senza condizioni,” mentre i palestinesi dovranno “attraversare i dieci gironi infernali” elencati sopra per guadagnare le proprie. ("Trump deal flips Peace Process on its head," Israel Today, 29 Jan. 2019)
I palestinesi meritano uno stato?
Jason Shvili nota che benché tutte “le persone abbiano diritto all’autodeterminazione,” compresi i palestinesi, tuttavia non tutti “sono pronti” per essa, e tra questi vi sono i palestinesi di oggi.
Gli accordi di Oslo “hanno dato ai palestinesi autorità limitata a Gaza e in parti di Giudea e Samaria,” ma essi non hanno mostrato una capacità di governare “in maniera civile efficace.” Il governo dell’Autorità Palestinese è stato un esempio di “mala gestione, corruzione e dittatura.” Ma non è solo questa la ragione per cui non possono ottenere uno stato, dato che queste caratteristiche descrivono non pochi governi del Medio Oriente.
Le altre due ragioni sono: primo, “non hanno provato di riuscire ad esercitare un effettivo controllo del territorio,” che è una necessità “affinché la comunità internazionale riconosca qualsiasi nuovo stato.” Nel 2007, Hamas ha tolto Gaza all’Autorità Palestinese con la forza e ancora la governa. Perciò, “il governo legittimo e riconosciuto a livello internazionale” dei palestinesi non controlla nemmeno “il territorio su cui ha giurisdizione. Uno stato funzionale e indipendente” deve avere un unico governo che controlli la sua area, ma i palestinesi non lo hanno.
Secondo, sono una minaccia per un’altra nazione. I capi di Hamas hanno “pubblicamente e ripetutamente” dichiarato il loro obiettivo di distruggere Israele, e l’Autorità Palestinese incita alla “violenza contro gli israeliani”, mentre non fa nulla per sostenere l’idea dei due stati che vivono in pace. Concedere loro l’indipendenza significherebbe “creare un altro” Iran, mettendo a repentaglio la sicurezza d’Israele e di tutte le altre nazioni di quell’area. ("Are the Palestinians ready for a state?" J. Shvili, Israel Hayom Op-ed, 16 Feb. 2020)
La fazione della Fatah del presidente dell’Autorità Palestinese Abbas ha detto che il piano di pace di Trump fallirà. Le vignette politiche su Facebook e nel profilo ufficiale dell’Autorità Palestinese mostrano lo scorno della Fatah per via di questo accordo, “e la sua insistenza sul fatto che la Palestina debba includere” tutti i territori dal fiume Giordano al Mar Mediterraneo [cioè tutto Israele]. Una vignetta recava il testo: “Abbasso l’accordo del secolo. La Palestina non è una terra da vendere e comprare, ma è un pezzo del Corano che difenderemo con sangue e anime.” ("Fatah on Trump's peace plan: Palestine must be defended 'with blood'," JP, 3 Feb. 2020)
Il primo consigliere di Abbas, Abu Rudeineh, ha riferito ai giornalisti israeliani che è stata colpa di Israele e dell’America se le trattative di pace sono al ristagno. “Noi non abbiamo mai smesso di impegnarci per la pace, ma pretendiamo che sia fatta secondo i nostri termini.” ("PA committed to peace, but only on our terms," Israel Hayom, 17 Feb. 2020) I musulmani credono che la pace potrà esservi solo quando tutti saranno convertiti all’Islam.
La Terra e la Parola di Dio
In un recente discorso a Ma’ale Adumim, Netanyahu ha sottolineato che “senza Giudea e Samaria la nostra esistenza è in pericolo.” Ha definito il cuore biblico d’Israele, “la nostra patria … la nostra identità e la nostra eredità,” e ha detto che “il futuro d’Israele è qui. Perciò i nostri nemici stanno cercando di sradicarci dal cuore della nostra patria …
“Dopo la grande euforia della Guerra dei sei giorni, una prospettiva pericolosa si è annidata nella Sinistra … Anziché combattere per la Giudea e la Samaria,” hanno detto che se solo “cedessimo queste terre ai nostri nemici, ci farebbero il favore di accettare la nostra esistenza.” Perciò la Sinistra ha detto di concedere “la terra per la pace”, ma quando Israele ci ha provato, ha ricevuto in cambio solo il terrorismo.
Se gli ebrei hanno creduto questo, perché le nazioni avrebbero dovuto credere qualcosa di diverso? Perciò il mondo ha fatto pressione perché Israele si ritirasse entro i confini del 1967. Ma dalla fine degli anni Ottanta, Bibi ha preso posizione contro questa mentalità, battendosi “contro Oslo, le espulsioni e le ritirate.” Con l’aumento delle richieste affinché Israele si ritirasse, egli ha dovuto resistere alle ultime due amministrazioni americane che hanno lavorato contro Israele con “il sostegno della sinistra e dei media israeliani …”
Dopo i funerali dell’ex primo ministro Shimon Peres, un rappresentante degli Stati Uniti ha detto a Bibi: “Se vuoi anche tu un funerale grandioso come questo … inizia a cedere.”
Netanyahu ha risposto: “Non mi preoccupo del mio funerale; mi preoccupo di evitare il funerale della mia nazione.”
Quando Trump, amico personale di Bibi da tanti anni, è diventato presidente degli Stati Uniti, egli ha colto questa “opportunità per passare dalla difensiva all’offensiva,” lavorando a stretto contatto con la nuova amministrazione. Ha influenzato Trump perché abbandonasse l’accordo iraniano, perché accettasse Gerusalemme come capitale d’Israele e vi spostasse l’ambasciata americana, e perché dichiarasse che le Alture del Golan sono territorio e dominio di Israele. Sostenuto dalle preghiere, Bibi ha avuto un enorme impatto sulle successive decisioni di Trump. ("Netanyahu: 'I'm worried about preventing Israel's funeral'," Arutz 7, 9 Feb. 2020)
Parlando ai bambini di una scuola religiosa nella colonia di Mitzpe Yericho, Bibi ha detto di essere determinato a “estendere la sovranità israeliana su Giudea e Samaria,” come è nei piani di Trump, perché lui, Netanyahu, “crede nella Bibbia.” Ha esortato i bambini a studiare la Bibbia e a pregare.
Bibi ha aggiunto: “Ogni Shabbat leggo la porzione settimanale di Torah … con mio figlio Avner. Non ripeto solo le parole. Le vivo. Le respiro! Le credo!” ("Netanyahu: I believe the Bible!," Israel Today, Feb. 10, 2020)
Israele commette crimini di guerra?
Nel 2019 il procuratore capo della Corte Penale Internazionale, F. Bensouda, ha avviato le indagini “su Israele riguardo ai presunti crimini di guerra commessi a partire dal 2014 con l’Operazione Margine di Protezione a Gaza; le sue attività di insediamento da allora; le risposte delle IDF alle sommosse settimanali lungo il muro di difesa di Gaza.” Un autore del Jerusalem Post ha replicato: “Israele non commette crimini di guerra.”
Benché alcuni soldati israeliani possano commettere crimini in battaglia, come fanno i soldati di tutte le nazioni quando combattono contro nemici letali, se ciò accade, “le corti israeliane militari e civili si occupano di questi casi e ritengono responsabili coloro che ne sono coinvolti.” Ma commettere dei crimini di guerra volontari non è mai stato parte del programma delle IDF. Il procuratore capo Bensouda ha detto inoltre che è “ragionevole” che anche Hamas e altri “gruppi armati palestinesi” abbiano commesso crimini di guerra a loro volta.
Jerusalem Post: “Come se vi fosse qualche dubbio che il lancio indiscriminato di migliaia di razzi” sui civili israeliani, o l’incendio di migliaia di acri di terra destinata all’agricoltura e alle foreste “sia qualcosa di diverso da un crimine di guerra.” È molto offensivo da parte di Bensouda equiparare Israele e i gruppi terroristici. A differenza dei terroristi, “Israele non nuoce intenzionalmente ai civili di Gaza o di altri luoghi.”
Inoltre, “gli ebrei che vivono nel sito della Silo biblica, o all’ombra del Muro del Pianto e del Monte del Tempio, non stanno commettendo crimini di guerra. Si può discutere di quanto sia politicamente saggio vivere lì … ma dire che un ebreo che vive in Giudea, la culla della civiltà ebraica, sia un criminale di guerra, è ridicolo.” ("War Crimes," JP Editorial, 22 Dec. 2019)
Durante un incontro con il Gabinetto di Sicurezza, Bibi ha criticato duramente la decisione della Corte Penale Internazionale, accusandola di essere diventata un’arma nella guerra politica contro lo stato d’Israele.” Ha definito questa decisione “assurda” dato che la Corte Penale Internazionale è stata creata dopo la Seconda guerra mondiale per gestire “i problemi che gli Stati avrebbero sollevato riguardo ai crimini di guerra, come i genocidi o le deportazioni su larga scala.” Lo scopo della Corte Penale Internazionale era di occuparsi degli stati privi di “un vero sistema giudiziario di diritto”, che di solito è presente in Occidente.
La Corte penale Internazionale ha anche inviato un reclamo da parte dell’Autorità Palestinese, che non rappresenta una vera nazione, “ed accusa l’unica democrazia del Medio Oriente, che agisce in accordo con i più alti standard delle democrazie occidentali …” Inoltre, Israele non è un firmatario della Corte Penale Internazionale, quindi “la Corte non ha giurisdizione” su di esso.
Questa decisione, inoltre, “contraddice la verità storica. Si oppone al diritto degli ebrei di stabilirsi nella patria ebraica. Volgere il fatto che gli ebrei stiano vivendo nella loro terra in un crimine di guerra è un’assurdità di proporzioni inimmaginabili.”
Infine, “contraddice la verità contemporanea … Chi viene accusato? L’Iran? La Turchia? La Siria? No, Israele!” Che ipocrisia. ("Hague tribunal being weaponized against Israel." Arutz 7, 22 Dec. 2019)
L’antisemitismo si evolve
David Weinberg, vicepresidente dell’Istituto di Gerusalemme per la Strategia e la Sicurezza, ha scritto che gli ebrei sono ben consapevoli dell’ascesa globale dell’antisemitismo. Ma questa nuova ondata “è particolarmente allarmante per via di una serie di disturbanti tendenze.”
Benché “l’odio per gli ebrei” cresca in Occidente, non ha però attirato molta “attenzione da parte dei media, né ispirato l’oltraggio popolare.” Inoltre, “i pensatori occidentali” tendono a sminuirlo, come nota uno studioso antisemita: “Se l’odio per gli ebrei può essere giustificato come un fraintendimento, o ignorato come un errore, o ridotto ad una frase sfuggita, o allontanato some ‘semplice antisionismo’ … lo sarà.” E se “politici e intellettuali” lo condannano, insistano anche nel condannare “l’islamofobia” e “tutte le altre forme di razzismo” allo stesso modo. Questo è “un rifiuto politicamente corretto di accettare l’unicità dell’antisemitismo,” o la sua dominanza su “tutte le altre forme d’odio …” Come ha scritto la giornalista britannica Melanie Phillips: “Le persone non sopportano l’unicità del popolo ebraico.” Questo comprende “gli ebrei progressisti” che equiparano “l’antisemitismo con l’abuso anti-musulmano,” per mostrare “che loro non pretendono alcun trattamento di favore in quanto vittime.”
Weinberg aggiunge che i membri del Congresso americano Tlaib e i suoi colleghi, usano la loro posizione “per portare avanti politiche e retorica antisemite,” mentre i media, “ossessionati dalla novità della loro identità” e amanti delle loro politiche “progressiste”, rifiutano di affrontare il loro odio per gli ebrei. Il governo nazionale democratico stesso rifiuta di condannare tutto ciò.
C’è anche dell’opposizione verso “la definizione di antisemitismo dell’Alleanza Internazionale per il Ricordo dell’Olocausto,” che dichiara molto esplicitamente che “l’antisionismo, cioè la delegittimazione dello Stato ebraico,” è antisemita perché “l’Ebraismo è un credo che … fonde religione, nazionalità e una terra madre …” Inoltre, gli antisionisti usano “contro Israele le stesse tattiche di demonizzazione, discriminazione e doppio peso e misura che gli antisemiti hanno usato storicamente (e usano ancora oggi) contro gli ebrei,” con l’intento “di spogliare gli ebrei e Israele di ogni diritto o potere.”
Il “bisogno odierno di combattere l’antisemitismo” distrae i capi e i gruppi ebraici dalle altre battaglie vitali: “mantenere ebrei gli ebrei e mantenere Israele al sicuro.” Il budget passa “dall’educazione ebraica e la difesa per Israele,” alla “battaglia contro l’odio” e il bisogno di investire nella “sicurezza locale.”
Questo è un errore; storicamente l’attivismo ebraico non è mai stato basato sulla lotta all’antisemitismo, poiché è “una malattia dei non ebrei e può essere eliminata solo dai non ebrei.” E con “gli attuali ritmi di assimilazione e matrimoni misti, non ci saranno molti ebrei rimasti da proteggere nella Diaspora tra una o due generazioni.”
Weinberg conclude che “la difesa del moderno Stato d’Israele è la sfida storica centrale del popolo ebraico nel 21° secolo …” ("Distortions in the fight against antisemitism," D. M. Weinberg, JP Op-ed, 12 Dec. 2019)
L’aumento dell’antisemitismo oggi
Geremia 16:16 sta accadendo ora; i cacciatori sono stati mandati. “L’ebraismo americano è sotto attacco:” gli antisemiti attaccano gli ebrei con armi o parole, nelle strade, nelle sinagoghe e sui social media “semplicemente perché sono ebrei.”
E questo è solo l’inizio. La storia della vita degli ebrei in esilio è chiara. “Iniziamo dal fondo, raggiungiamo un culmine,” poi affondiamo “in un abisso di terrificante violenza.” Tale percorso storico è stato visto in Egitto, Persia, Spagna, Portogallo, Inghilterra, Polonia, Russia, Germania, Iran, Iraq, ecc. “Dopo il periodo d’oro, arriva il periodo d’odio.” Questo è ciò che vediamo in America oggi.
Gli ebrei americani hanno pensato “stavolta sarà diverso” e hanno seguito le orme dei loro antenati, che allo stesso modo avevano detto “stavolta sarà diverso” perché, con “tutto il contributo che abbiamo dato alla nazione che ci ha ospitati, essa non ci rigetterà.” Ma poi la realtà colpisce con “la sua inevitabile e rinsavente chiamata al risveglio.” Gli ebrei sono in vero pericolo e l’aliya, il ritorno in Israele, è la loro unica speranza! ("On the precipice of a volcano – history repeating itself for US Jews," Ariel Kahana, Israel Hayom Op-ed, 30 Dec. 2019)
Il vicepresidente della Conferenza dei Presidenti delle Maggiori Organizzazioni Ebraiche Americane, Hoenlein, e l’amministratore delegato Daroff, intervistati dal Times of Israel, hanno detto che “l’aumento dell’antisemitismo negli Stati Uniti sta seminando paura tra le comunità ebraiche, cambiando la natura di ciò che significa essere un ebreo in America e modellando un nuovo discorso sull’identità ebraica americana.”
Le statistiche dell’FBI rivelano che “gli ebrei sono stati di nuovo vittime della maggioranza dei crimini d’odio di base religiosa negli Stati Uniti nel 2019,” tra cui una serie di attacchi letali che continuano nel 2020. Hoenlein vede la letale violenza come “la fine dell’età dell’innocenza per gli ebrei americani,” e Daroff nota che la sicurezza è adesso la questione centrale per gli ebrei americani.
Gli ebrei americani hanno paura? Hoenlein: “Sì … i livelli di paura sono più alti che in qualsiasi altro periodo io ricordi.”
Alla domanda sul futuro degli ebrei americani, ha detto: “Sarà molto più ortodosso, o tradizionale,” e più ridotto. Solo in Israele c’è “un tasso di natalità fiorente,” con una media di tre o quattro figli per famiglia, mentre negli Stati Uniti e in Europa le famiglie si stanno rimpicciolendo. ("'People are afraid,' says Hoenlein, as anti-Semitism changes US Jewry," TOI Interview, 10 Feb. 2020)
L’Islam secondo il Corano
Il giornalista e analista politico turco Uzay Bulut, ha scritto che il presidente della Turchia, Erdogan, capo di una nazione facente parte della NATO, “ha incitato alla violenza contro i non musulmani,” dicendo ai membri di una moschea di Istanbul: “Il nostro Dio [Allah] ci comanda di essere violenti verso i kafir … come in Siria.”
Il dottor B. Warner, capo del Centro degli Studi dell’Islam Politico aggiunge: “L’Islam divide il mondo in musulmani” e kafir, e i testi sacri islamici, cioè il Corano, la Sira (la biografia di Maometto) e l’Hadith (le tradizioni di Maometto), comandano una superiorità religiosa, politica e culturale sui kafir.
La definizione coranica dei kafir non è neutrale, poiché esso li descrive come “malvagi, disgustosi e la più bassa forma di vita. I kafir possono essere torturati, uccisi, traditi e ingannati.” Perciò tradurre kafir solo con il termine ‘non credenti’ non riflette la realtà politica dell’Islam.”
Il dottor A. Bostom, autore de L’eredità del Jihad: La guerra sacra islamica e il destino dei non musulmani, ha detto: “I commentari più autorevoli del Corano, classici e moderni, come pure l’Hadith canonica, cioè le tradizioni del profeta Maometto, sostengono la visione odiosa e predatoria di Erdogan verso i non musulmani.”
Bulut: “Il fatto che queste parole siano state pronunciate dal” capo di una nazione alleata della NATO e candidata ad entrare nell’Unione Europea, è un tremendo avvertimento per tutte le nazioni non musulmane. ("Erdogan: 'Our God com-mands us to be violent to the kafirs," U. Bulut, Arutz 7, 15 Nov. 2019)
Yasmine Mohammed, autrice di Confessioni di un’ex musulmana, cerca di mettere in guardia “l’ingenuo Occidente” riguardo alla vera natura dell’Islam, dicendo che la maggior parte delle nazioni occidentali soffrono “di un mix tossico di arroganza e ingenuità che li porta … a sottovalutare la potenza dell’Islam.”
L’autrice ha detto che la tipica esperienza del musulmano di “un odio invasivo verso il popolo ebraico,” viene appresa molto in giovane età. Per i musulmani, la parola ebreo non è solo “un peggiorativo, ma viene usata come parolaccia.” Questo odio è “un comportamento impartito … e l’odio verso Israele ne è un’estensione.” ("Ex-Muslim to 'Post': Trying to teach 'naïve West' about true nature of Islam," Hannah Gal, JP Interview, 19 Aug. 2019)
Melanie Phillips dice che il termine “islamofobo” protegge l’Islam. “Le malefatte dei palestinesi, compreso l’odio verso gli ebrei, non possono essere accettati. E nemmeno la corrente di odio per gli ebrei che attraversa la società musulmana in generale … perché il mondo islamico ha ottenuto il libero accesso sulla base dell’essere una vittima storica dell’Occidente. Perciò, qualunque critica viene silenziata dall’accusa di essere ‘islamofoba’.”
Benché il reale pregiudizio verso i musulmani debba essere condannato, tuttavia anche solo un accenno di “islamofobia è sufficiente a silenziare qualunque critica rivolta al mondo islamico, compreso il fondamentalismo islamico.” ("Don't fall for bogus claims of 'Islamophobia'," M. Phillips, The Jewish Chronicle, 16 Dec. 2019)
La guerra dell’Europa contro Israele
Il giornalista italiano Giulio Meotti nota che a Ginevra, il Consiglio delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ha redatto “una lista nera di oltre 100 aziende” accusate di “violare i diritti umani dei palestinesi perché operano negli insediamenti israeliani della Cisgiordania.” Questo è il primo “tentativo da parte delle Nazioni Unite di boicottare e strangolare letteralmente l’economia di una democrazia.”
A L’Aia, la decisione del procuratore capo della Corte Penale Internazionale di iniziare “delle indagini sulle politiche degli insediamenti [israeliani],” è la prima che quella Corte tenterà “per mettere sotto indagine e svergognare legalmente le politiche israeliane e la sua presenza nelle terre bibliche …” La Corte Internazionale di Giustizia, sempre al L’Aia, aveva già detto che il muro di sicurezza d’Israele è illegale, benché esso abbia fermato molti “attentatori suicidi palestinesi” dall’uccidere migliaia di ebrei.
Lo scorso autunno a Bruxelles, la Corte di Giustizia europea “ha stabilito che i prodotti fabbricati dalle comunità ebraiche in Giudea e Samaria” non devono recare il marchio “Made in Israel.” A ciò si uniscono i media europei, che rifiutano di chiamare i terroristi col loro nome e li chiamano invece “militanti,” e capiamo quindi che l’Europa è ormai “l’epicentro di una guerra politica e legale contro Israele.”
Nell’Europa di oggi, ciò che “rimane della vita comunitaria ebraica … deve avvenire dietro a delle porte blindate o a delle recinzioni spinate” e la fine dell’esistenza degli ebrei d’Europa viene discussa tranquillamente e fantasiosamente. Come mai “si possono gettare delle molotov contro una sinagoga di Göteborg e l’Europa resta in silenzio?”
Eppure, i musulmani europei “vengono incoraggiati a manifestare il loro antisionismo e antisemitismo, legittimati dei discorsi giornalistici e politici europei che invece demonizzano sempre Israele,” mentre i capi europei colgono qualunque occasione per esprimere politicamente la loro “ostilità verso lo Stato di Israele all’interno dell’arena internazionale.”
Dopo la Seconda guerra mondiale, furono gettate le fondamenta dell’Europa “su tre valori fondamentali della cultura ebraico-cristiana: la democrazia, i diritti umani e lo stato di diritto,” che sono gli stessi valori dello Stato d’Israele. Ma l’Europa di oggi è stata di nuovo infestata dalla “sua antica ostilità verso il popolo ebraico … e questa psicosi europea antisemita di massa ha delle dimensioni simboliche di vastissima portata,” soprattutto perché rigetta le fondamenta bibliche della sua società. “È un’Europa sommersa dall’odio verso se stessa. I suoi giorni sono contati.” ("… Europe puts Israel under siege," G. Meotti, Arutz 7 Op-ed, 14 Feb. 2020)
Papa Francesco contro Dio
Papa Francesco è tanto lontano dall’essere cristiano quanto qualunque altro papa dei tempi recenti. Se ciò che ha pianificato andrà avanti, potrebbe mostrare a milioni di cattolici romani quanto quella chiesa si è allontanata da Dio. Il 14 maggio, giorno dell’Indipendenza d’Israele secondo il calendario gregoriano, Francesco rigetterà Dio per esaltare l’uomo!
Chiamato con benevolenza “Patto Educativo Globale”, questo decreto mira ad accogliere un “nuovo umanesimo”, come ha spiegato David Martin in un articolo su Canada Free Press del 29 febbraio. L’arcivescovo Zani, segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica, dice che la teologia dietro questo evento è che “Dio ‘si fa da parte’ in modo che l’uomo possa essere libero.” Aggiunge che l’episodio della creazione “pone l’enfasi sull’uomo … Dio crea, ma poi si fa da parte. Lascia andare l’uomo dicendo ‘Va’!’” Perciò il nuovo umanesimo del papa “difende la ‘libertà’ da Dio.” ("Pope Francis to infect the Christian World with a sickness of the soul," Judi McLeod, Canada Free Press, 29 Feb. 2020)
Oggi, se udite la Sua voce, tornate a Sion
Salmi 147:2 dice che Dio radunerà gli esiliati di Israele. Le recenti statistiche dell’Agenzia Ebraica lo confermano mostrando che “oltre un quarto di milione di immigrati sono arrivati in Israele tra il 2010 e la fine del 2019 … da 155 nazioni diverse.” ("Quarter of a million immigrants in a single decade," Arutz 7, 22 Dec. 2019) Alleluia!
Gli ebrei in esilio oggi, come gli ebrei che erano in Babilonia, vogliono aiutare a guarire le nazioni gentili in cui si trovano, ma non possono riuscirvi e, peggio ancora, non si trovano dove Dio li vorrebbe (Geremia 51:9-10).
Tzvi Fishman ha coniato un termine per questa condizione: “diasporavirus”! Proprio come “simpatizziamo e preghiamo per la rapida guarigione delle vittime del coronavirus,” allo stesso modo dovremmo simpatizzare e pregare per la rapida guarigione dei nostri fratelli e sorelle che soffrono la devastante piaga del diasporavirus.”
“Mentre il coronavirus è accompagnato dalla febbre, che permette una sua diagnosi rapida, il diasporavirus è molto più difficile da identificare.” La maggior parte degli ebrei che ne sono affetti non si rende conto della propria malattia, “perché il virus ha danneggiato il loro sistema sensoriale, compromettendo le loro capacità mentali e rendendo insensibile il loro essere spirituale.” Non sentono più “lo struggersi della loro anima ebraica” per il fatto di essere prigionieri in terra straniera. Né vedono più questa condizione come “esilio” o “prigionia”.
“A causa del disordine mentale causato dall’epidemia di diasporavirus,” essi finiscono per credere di stare già vivendo nella Terra Promessa. “Nei casi più gravi si dimenticano completamente di Gerusalemme,” o vedono Israele solo come un bel posto da visitare, “non come un obiettivo della vita, e tutta la serie di sfaccettature nazionali della Torah”, così come “la visione di tutti i profeti d’Israele” di dimorare nella Terra, diventano esterni, “qualcosa che riguarda gli israeliani,” ma non loro. La cura consiste semplicemente nel fare ritorno. ("The Disaporavirus," T. Fishman, Arutz 7 Op-ed, 18 Feb. 2020)
Pensieri sul coronavirus
Il panico globale sembrerebbe essere pilotato dai media, perché questo tema è sempre in prima pagina. Spesso vengono riportati i suoi pericoli senza alcun paragone e senza percentuali riferite ai gruppi di età o condizioni mediche di coloro che sono più a rischio, o che sono morti. Potrebbe tutto questo essere parte di ciò di cui Yeshua ha parlato in Luca 21:25-26a? Vi saranno segni” nei cieli e “sulla terra, angoscia delle nazioni, spaventate dal rimbombo del mare e delle onde; gli uomini verranno meno per la paurosa attesa di quello che starà per accadere al mondo …
Con l’accesso a internet, la maggior parte delle persone ha un posto in prima fila per guardare in tempo reale tutte “queste cose” che colpiscono il mondo.
Il coronavirus ha colpito anche, in modo molto negativo, l’economia globale. Poiché l’Anticristo potrà usare l’economia per controllare i popoli e le nazioni (Apocalisse 13:17), è forse questo il tempo della sua entrata in scena? Se non lo è, ora capiamo quanto presto ciò potrebbe accadere.
Israele ha la benedizione di avere Netanyahu, che ha preso immediatamente sul serio questa minaccia e le ha dichiarato guerra. Dopo, molte nazioni hanno seguito il suo esempio. Per necessità, il tema di “sicurezza contro libertà personale” è salito alla ribalta. Per un popolo che vive in una nazione che esalta la libertà personale, sarà difficile per i suoi capi prendere decisioni dure ed attuarle in tempi brevi. Gli israeliani sono passati per così tante crisi nazionali, come gli scud di Saddam e gli attacchi terroristici suicidi, che la maggior parte di noi capisce quando la nostra libertà personale deve essere messa in secondo piano rispetto alla sopravvivenza della nostra nazione.
Per i credenti, fare della libertà personale una priorità rappresenta un fraintendimento della nostra posizione nel regno di Dio. Anche se siamo redenti, liberati dalla schiavitù del peccato, siamo diventati servi del Messia. Vedere la libertà personale come obiettivo finale ci impedisce di servire Dio con tutto il nostro cuore, la nostra anima, la nostra mente e la nostra forza (Marco 12:30).
Ricordiamo quei ‘credenti’ che hanno detto a Yeshua di aver fatto questo e quello nel Suo nome e si sono sentiti rispondere: Io non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, malfattori!
(Matteo 7:22-23) essi stavano facendo solo i loro affari e non stavano servendo il Re.
Il giorno della salvezza è il nostro “Giorno dell’Indipendenza.” Liberati dal potere del peccato, ora dipendiamo e cerchiamo di ubbidire al nostro Maestro sempre. Siamo parte di un Regno spirituale, non di una democrazia, e non si mette ai voti il proprio re; si serve oppure no.
Fermatevi, e riconoscete che io sono Dio.Salmi 46:10a
Chuck e Karen Cohen